co; vestirono alla moda dell’altre nazioni italiane, quando estesero ad esse le relazioni medesime. Allorché usavano le vesti gravi e maestose dell’oriente, il colore di esse fu generalmente l’azzurro o turchino, il quale era già stato il favorito degli antichi veneti primi abitatori delle Venezie loro maggiori, in guisa che presso i romani antichi azzurro e veneto erano sinonimi, e veneta chiamavasi a Pioma quella fazione del circo, la quale vestiva di questo colore (nel ragionare de’ Teatri, descrissi pure gli Anfiteatri ed i Circhi, cogli spettacoli che vi si celebravano, ed in più luoghi delle fazioni diverse ne’giuochi circensi: esse erano la Veneta, l’Albata, la Bussata, la Prasina. Bernardo Menegticci scrisse la Dissertazione sopra il Veneto Colore, che il p. Calogerà pubblicò nel t. 22, p. i o3, della Nuova Raccolta. Il Cancellieri nel suo Mercato eruditamente li atta delle 4 no-bili fazioni e loro colori a p. 24 Solo mi limiterò a riferire l’origine e il significato de’colori delle medesime, per le quali presero partito anche gl’imperatori romani, sino a vestirsi anch’essi del colore della fazione che favorivano; e le matrone difendevansi dal sole con ombrelli del colore prediletto. Marziale dice: si Veneto, Prasinoque favesj e altrove: de Pra-sino Conviva nieus, Venetoque loquattir. Indidit Romulus his quatuor Elernentis haec nomina. A Terra Prasinam f ictio-nern appellavi!,Xiv\dem riempe colorenij Maiis Venelam ab Aquis, riempe Caeru-ieum; Ignis Russatali), quod Purpura I-gnis colorerà expriinatj Aeris Albatam; et inde quatuor in Urbe factiones exti-terunt. Quindi il color Prasino,ossia Ver-de, sagro era alla Terra ed a Cerere; il Veneto, ossia Ceruleo, all’Acqua ed a Nettuno; il Rosso, al Fuoco; ed il Bianco, all’Aria. Queste fazioni furono pure rassomigliate alle 4 stagioni, cioè \' Albata, all’Autunno; la Russata, nll’Esta-Ic; la Prasina, alla Primavera; la Vene-la, all'Inverno. Colore» vicem Tempo- 475 rum quadrifaria divisione funduntur. Prasinus virenti Verno, Venetus nubi-lae Hyemi, Russeus Aestati Jlammeae, Albuspruinoso Aulimmo dieatus est. Però queste fazioni in principio furono due sole, cioè 1’ Albata e la Russataj alle quali furono poi aggiunte altre due, la Prasina e la Veneta. Inoltre Domiziano le accrebbe con due altre, VAurata e la Purpurea: aurati, purpurcique panni). L’abito de’nobili veneziani si avvicinava di molto a quello de’patrizi della corte Bizantina. La loro veste era talare di drappo operato o con ricamo , ferma a’fianchi da una cintura. Di sopra avevano un manto affibbiato con borchia d’oro, in capo portavano una berretta, sulla quale dalla parte della fronte venivano a congiungersi due fettuccie in guisa da formare una croce di s. Andrea. 11 Mutinelli ne olire la figura nella tavola 8.a II doge non solo seguiva questo costume, avendo però soventi volte purpurea la tunica o> la dalmatica alla consolare, e sempre purpurei i calzari, ma ben anche in alcuni adornamenti quello usato dagl’imperatori e da’re d’occidente. Si fregiava quindi com’essi d’un corto bavero di vai o di ermellini, che gli scendeva sopra il manto, e d’una berretta di velluto rosso foggiata come 1’ antiche mitre, la quale sebbene alcuni la vogliono derivata dal pileo de’troiani e de’ frigi , non era poi che quella usata da’ duchi franchi e longobardi, e forse anco da’consoli o ipati greci; questa berretta, equivalente a un Diadema, fu comunemente appellata Corno (delle vesti e prerogative de’ dogi, trattando di loro, ragiono nel § XIX, n. 3, ed in progresso del §). La tavola g.‘ esprime la figura del doge. Era la veste delle donne serica, lunga sino a terra, scollata, chiusa tutta da sembrare quasi inconsulte, assettata e adorna di ricami. Scendeva loro dagli omeri con due corte strisele di zibellino un ampio manto listato d’oro con alquanto di strascico, e