dell’ ospedale. Ma considerando i governatori quanto incomoda fosse per la cura de’mendichi la situazione remota dell’isola, a cui era bene spesso malagevole l’approdare nel rigore dell’ inverno e nel- 1 improvvise procelle dell’estate, onde restavano gl’infermi abbandonati dal medico, e privi de’ sussidii opportuni, impetrarono nel i5g5 dal maggior consiglio di poter trasferire 1’ ospedale in qualche luogo della città più idoneo e confacente al benefico istituto ; e cosi ebbe origine presso ss. Gio. e Paolo, l’ospedale di s. Lazzaro de’ Mendicanti, di cui trattai nel § Xll,n.i3. Da ciòavven-ne che quest’ isola restò totalmente abbandonata, diroccarono a poco a poco le fabbriche, e quasi quasi non più scorge-vasi che una semplice ortaglia in mezzo all’acque. Secondo il Dizionario geografico impresso in Venezia, nell’ articolo s. Lazzaro, l’isola fu per un tempo abitata da’ pp. domenicani fuggiti da Candia. Altrettanto afferma lo Stato personale delClero.Q\\\ mai presagito avrebbe allora,che un giorno questo piccolo punto nelle vaste Lagune che circuivano la sede della decantata nobilissima e possente repubblica veneziana, dovesse a lei sopravvivere e diventar celebre per tutto il mondo quand’ essa più non esistesse? Chi mai presagito avrebbe allora, che l’istituto religioso e straniero che vi do-vea aver sede, fosse quasi il solo rispettato e lasciato sussistere, in confronto de’ precedenti nazionali di remota e anteriore origine, dal diluvio distruttore degl’ illustri e benemeriti ordini regolari d’ambo i sessi (tranne i ben-fratelli quali ospedalieri, le monache greche, e le salesiane educatrici), e di tante venerande case di Dio doviziose eziandio di memorie artistiche de’più felici ingegni? Unicamente fu preservato dalla generale soppressione, per aver esso conservato la sudditanza ottomaua, e perciò considerato stabilimento esteio e ospite, riguardi che altiovc non si usarono in 6o3 quasi somiglianti casi! E che un suo monaco fosse un giorno proclamato prefetto e capo civile di sua nazione cattolica in Costantinopoli riconosciuto dalla sublime Porla ; e chequesta inoltredeco-rasse delle sue insegne equestri l’odierno supremocapodella monastica congregazione, sebbene insignito della dignità arcivescovile, che fregia il suo petto col salutare e glorioso segno della Croce, tanto avversato dalla maomettana mezzaluna? Intendo parlare della monastica congregazione ai meno-mechitaristica , appunto di s. Lazzaro di Venezia, ornamento e decoro delle sue Lagune, quanto dotta altrettanto virtuosa ed esemplare, tipo-modello d’incivilimento e di soavità di maniere; i cui rispettabili individui a cagion d’ onore meritarono d’ esser celebrali col nome antonomaslico di Gesuiti dell’ Oriente! Non si poteva fare più giusto e più splendido elogio. Questa è Storia, e non entusiasmo di queirantica e affettuosa venerazione,che mi glorio e vanto professarle, perciò dichiarata anche altrove. Lo scopo primario di questa congregazione egli è di educare alla virtù ed alle scienze i suoi alunni, acciocché nell’ orientali regioni possano spargere tra’loro connazionali la luce della verità cattolica, la purezza di sua dottrina, e l’incivilimento nelle lettere e negli studi. Scopo importantissimo a cui corrispondono colla più felice riuscita. Ad evitare inutili ripetizioni anzitutto qui ricordo, che nell’articolo Me-chitabisti, Congregazione monastica di Benedettini Antoniani Armeni, narrai, che ne fu fondatore il nobile Mechi-tar di Sebaste dell'Armenia minore, da tutta la sua nazione chiamalo per antonomasia l’Abbate. Egli era uno di quegli esseri benefici, a cui 1’ amore dell’umanità ispira l’eroico coraggio di tutto intraprendere senza lasciarsi vincere nè atterrire da alcun ostacolo. Accesodi patria carità per istruire la sua nazicme e condurla rapidamente all’esercizio delle