V4 finestre ristrette alcun poco, avea quasi per compenso interposto le nicchie. La sezione longitudiuale presenta l’interne parti, più nobili dell’edifìzio. L’atrio è bellissimo, e più bello ancora comparisce in natura pel meraviglioso effetto che vi produce l’isolamento delle sue colonne. Una generale armonia che vi regna, e lega in dolcissimo accordo non solo le parti ma persino la tinta de’marmi, appaga l’occhio anco del più incontentabile. La magnifica decorazione della loggia sovrana (eretta posteriormente nel 1807 , prima della quale epoca non regnava in tutti gli ordini della sala altro che una serie continuata di uuiforoii palchetti, come esigeva il sistema repubblicano), l’avvenente semplicità de’palchet-ti, la forma regolarissima della sala teatrale, non rotta da risalti o da prominenze, nemiche non meno della bellezza che dell’armonia, ed egregiamente dipinta dal pennello del prof. Borsaio, si raccomanda per una particolare eleganza, e dimostra il buon gusto dell'architetto. La grandezza poi della sala ila ballo, la nobiltà delle stanze che la corredano , e il ben inteso riparto delle soprapposte abitazioni meritano tutta la lode. Le scale che conducono agli anditi sono pittoresche, disposte con chiarezza e novità di pensiero, partecipante«! il lume e la vista, e perchè costrutte a vòlt!, in qualunque e-vento sicure. Maestosa e ben decorata è quella che ad un solo ramo introduce alla sala da ballo. Non può peraltro sfuggire la taccia, a cui soggiacciono pure Palile, di presentarsi con qualche difficoltà. Conclude il Dieilo, ad ogni modo sarebbe una somma ingiustizia il far conto d’alcuni difetti in gran parte scusabili, per non ammirare le molte bellezze di questo teatro, che se nou prevale ad o-gnuno per pregio di mole, è però de'più splendidi e de’più leggiadri. Lasciò scritto il Moschiui su questo teatro: E opera architettata dal Selva in sua gioventù, e la stessa critica piùsevera vi troverà mol- to da lodare. Il Dizionario veneto disse nel i834- Il più bello e più vasto teatro di Venezia è quello intitolato la Fenice, che si considera quale uno de’ migliori d’Italia per l’ampiezza, ricchezza e solidità. Architettura di G. A. Selva che l’erigeva nel 1791 , con bellissime proporzioni, e la stessa critica più severa vi trova molto da lodare; oltre la facciata principale, con loggia corintia, ha un altro prospetto di buon gusto sul rivo che gli corre di dietro, e misura 236 piedi parigini di lunghezza et 18 di larghezza, esseudo capace di circa 3,000 persone. Nan a il cav. Mutinelli negli Annali delle Province Feríele, che alquanti generosi veneziani, indignati di veder trascurata la memoria del veneto Carlo Goldoni, vollero innalzare all’italiano Moliere un monumento condegno. 11 vecchio Zandomeneghi condusse il cenotafio , e Pietro Giordani dettò l’iscrizione celebrandolo; Principe della Commedia Italiana, pia glorioso che fortunato. Nel i83o il monumento fu collocato nell’atrio del teatro della Fenice, inaugurato a’ 26 dicembre con eloquente orazione di Pier Alessandro Paravia. Ripiglio il Dieilo e la sua illustrazione della tavola aggiunta, colla pianta della nuova riduzione del teatro la Fenice dopo P incendio. Dopo che nella notte de’12 diceui-bret837 un incendio devastatore ridusse in cenere questo teatro per tutta la vasta superficie che comprendeva la sala teatrale, le logge e la scena, la nobile società del medesimo, non potendo coni portar l’idea che questo bel monumento del -Parte, che dava lustro alla patria, ed era di tanta utilità al comune, fosse sparito dal mondo, si diede tutta al pensiero di ripararvi, e con coraggio pari allo zelo ne deliberò la ricostruzione. E ben fu ventura che a quel momento la conservazione della fabbrica fosse affidata al eh. ingegnere Toinmuso Meduna, prescelto già prima a servire in qualità d’architetto, e che questi si associasse a’suoi