vicende dello scisma, scemato ¡1 numero de’monaci, per le funzioni del divin cullo fu d’uopo chiamare altri regolari nel monastero, e per oltre un secolo vi dimorarono i servi di Maria. Morto l’obliate Agostino, e avendo rinunziato il successore Gio.Zorzi monaco di s. Giorgio,eletto nel i456, Calisto III nel >458 surrogò "Vittore Trevisnn vallombiosano, il quale vedendo il monastero di s. Cipriano senza monaci, volle rinunziare perchè vi fossero introdotte le monache benedettine di s. Servolo, e poi non si fece altro. Nel i5oi Alessandro VI gli diè a successore Giovanni Trevisan, controdi cui insorte lepretese de’Gradenighi, rinnovate già sotto il predecessore, nel 15o3 con sentenza fu dichiarato il padronato non aver fondaiiienlo.Giovanni nel 1524,con bene-plocito di Clemente VII, rinuiuiòal nipote Giovanni, il quale nel 156o assunto al patriarcato di Venezia ottenne da Pio IV la ritenzione della commenda. Oppresso poi dagli anni, volle riuunziare a Sisto V l’abbazia de'ss. Cornelio e Cipriano di Murano, pei’ provvederne il proprio nipote Pietro Emo; ma essendosi opposti i Gradenighi, l’avveduto Pontefice, anche per quanto dirò nel § XIX, nel dogado 88. , esaminale maturamente le loro pretensioni, decise non appartenergli affollo il padronato, ed unì perpetuamente alla mensa del patriarcato di Venezia, colla bolla Hodie a No-bis, de’ i5 maggio 1587, Bull. Rom. t. 4, par. 4, p. 400> I abbazia di s.Cipriano. Perchè poi i meriti de’Gradenighi,per la fondazione e dotazione del monastero, non restassero senza premio, coll'assenso del patriarca commendatario, smembrò dalla badia il beneficio di s. Margherita diPadova.ed erettolo in priorato l’assegnò in perpetuo a’Gradenighi. D’allora in poi il patriarca di Venezia s’intitola, Abbate commendatario perpetuo di s. Cipriano di Mitrano. Stabilita l’unione perpetua alla mensa patriarcale di Venezia dei monastero di s. Cipriano, vi fu poi dal 68 r patriarca Federico Cornaro trasferito il seminario patriarcale. Nel i6?o il patriarca Morosini, con nuova e miglior fabbrica ristorò la chiesa, ove riposava il doge Pietro Gradenigo. A'noslri giorni la chiesa fu soppressa, anzi allatto distrutta, e l’antichissimo musaico l’acquistò il regnante Federico Guglielmo IV re di Prussia. Possedeva buoni dipinti, fra’ quali di Cristoforo da Parma e del Pordenone, il 1 .* trasportato nella sagrestia della Salute. Un’elegante e breve descrizione di s. Cipriano si ha da’Si li pittoreschi, del eli. Dartoloineo Gamba, con ve-duiina egregiamente disegnala da Pietro Chevalier e intagliata ila Rocco Anni-baie, in cui precipuamente si vede la porta arcualo d’ingresso all’edifizio, che riceve nobile ornamento da due alberi lussureggianti, piante fronzute di loti bagolari che la spalleggiano, tanto più venerandi in quanto che altri alberi egualmente maestosi difficilmente trovatisi in tutto il suolo che fronteggia le veneziane Lagune; alberi eccelsi che valsero a resistere all’ingiurie del tempo, alberi più fortunati delle muraglie che adombrano ormai diroccanti. » Ma non le sole muraglie di s. Cipriano, ma la terra tutta di Murano va mutandosi in luogo di sole rimembranze 1 Dove sono oggidì i palagi e i verzieri di BernardoGiustiniani, di Andrea Navagero, di Caterina regina di Cipro'? dove le magnifiche logge nelle quali teneano dotte raunote il vecchio Aldo, il Bembo, il Trissino, il Casa? Non più orme, non più vestigie; e se pur s’innalzarono poi le belle case di Camillo Tri-vigiano, del vescovo di Torcello, e di altri, sono ora miserabili e squallidi i loro avanzi: meno d’ ogni altra venne in ira al tempo la casa Trivigiano, mentre serba tuttavia frammenti preziosi di pitture a fresco di manodi Paolo edi Zelotti, non chequalche restodi pavimentodi venustà singolare” (ho già avvertito, essere ora quasi affatto distrutta). La porta di s. Cipriano murata fin dal secolo XV, è difor-