no s’innalzò con tal magnificeuza, che ridotta a perfezione non cede in maestà a ninna delle fabbriche più sontuose di Venezia. Dichiara il cav. Mulinel- li, negli Annali Urbani, che nella scuola di s. Rocco, fabbrica cominciata nel 15i6 e terminata nel i53o, vi opera-ronoMastro Buono, Santee Tullio Lombardo, alo Scarpagnino, celebri architetti. Costrutta di pietra istriana, dentro e fuori incrostata di marmi greci e orientali, ha due sale, una terrena e l’altra superiore, tanto magnifiche che forse altre non ve n’hanno in Italia che le pareggino, corrispondendo appieno a questa magnificenza le scale, i pianerottoli e lo sbocco delle scale stesse. Noterò col Corner, che non eguale però nè in decoro uè in consistenza fu la struttura della chiesa innalzata in ristrettezze di tempo, la quale dando manifesti segni di sua debolezza, ne’ principi! del secolo passato, si volle riedificare nel 1725, e ridotta nel corso di qualche anno a perfezione, in gran parte coll’antico disegno, riuscì più maestosa e adorna. Riconoscendo Venezia dall’intercessione di Maria Vergine e dalla protezione di s. Rocco 1’ essere stala dalla clemenza divina liberata dalla fierissima peste che 1’afflisse nel 1076, decretò il senato di doversi ogni anno con pompa festiva nella solennità del Santo a’ 16 agosto visitare da lui e dal doge il venerabile Corpo, che in un’ arca di scelto marmo riposa nell’ altare maggiore della chiesa, e ivi nel i520 o-norevohneute collocato. La magnificenza sua, e della scuola vicina, furono causa che sopravvissero al comune naufragio delle corporazioni pie avvenuto nel 1810,e tuttora conservasi. La chiesa ha il rettore e il sagrista. Descrive il Mo-schini la chiesa di s. Rocco con facciata ricca, ma di nessun merito, architettata dal Maccarucci, il quale più mirò alla vicina scuola che al tempio. Bensì entro di questo lodasi lo Scalfarotto, il quale dovendo condurlo lasciando in piedi le 3 cappelle di prospetto, di semplice maniera, erette cou disegno del Buono, vi ridusse tale un’ opera, la quale sembra d’ un solo tempo e d’un solo maestro. Le due statue a' fianchi della porta, David e s. Cecilia, fanno onore a Gio. Marchioni. J. Tintoretto lavorò i due quadri laterali all’ organo e al coro con 1’ Annunziata, e s. Rocco innanzi al Papa. Egli, dopo il j.° altare con tavola del Rizzi, fece il s. Rocco in solitudine e la Proba-tica Piscina ; dipinto questo de’ più felici del suo autore, che vi ebbe sua pronta e dotta mano ubbidiente al giudizioso e vigoroso intelletto. Gli si dà il rimprovero di troppe figure ; rimprovero che Tintoretto poche volte non meritò. Nell’altro altare il s. Antonio di Padova è del Trevisani, che allora operava a Roma. Nella cappellina laterale alla maggiore, la figura del Sai valore strascinato da un manigoldo è cosa pregiabile di Tiziano, imitata e copiata più volte, equi tradotta anche in marmo nel pilastro all’altra par te della cappella maggiore. Il magnificoedelegantissimo maggiore altare, assai ricco di marini, ha statue di stile alquanto secco, travagliate dal Mosca ; quantunque quella del Sauto si trovi attribuita ai Buono. I 3 comparti, onde n’è dipinta la cassa col corpo di s. Rocco, sono graziosi e di tinta soave, ma d’ ignoto pennello. I 4 quadri del coro sono del ricordato Tintoretto : de’qua-li i più grandi, con il Santo, e medico efficace allo spedale, e confortato da un Angelo in prigione, ci mostrano nel pittore lo studioso di Tiziano e di Michelangelo, che sa conservarsi vigoroso eziandio nella sua diligenza. Nell’andito della sagrestia, s. Sebastiano, figura a fresco , è del Pordenone : del quale pittore sono anche le due storie de’ss. Martino e Cristoforo, opera di molta forza e di grandioso carattere, tra’duealtari: ili °con l’An-nunziata, del Solimene, l’altro, coti l’Invenzione della Croce , del Piizzi. Se la scuola di s. Rocco, la quale può dirsi uuo