5i4 volla essere altra cosa il dar sentenza, altra l’operare ! Di sovente : Chi non sa dare nulla del proprio, si contenta del commentare l’altrui! Soprattutto fu male che talora favoleggiassero chi meno n’era degno, per cui fra gli altri il Maccarucci eresse fabbriche non degne di Venezia. Ma se le sode massime insegnate e praticate dal Temanza e dal Lucchesi, le quali si erano fitte nella mente di parecchi coltivatori di loro arte, promettevano che si avrebbero avute degne opere ; i mutati tempi mieterono in erba le grandi speranze. Soltanto Giannanlonio Selva veneto potè dare alcune sue opere, tra le quali primeggiano il teatro della Fenice, e la chiesetta del Nome di Gesù, che stava ergendo, quando morte lo colpì improvvisamente; che se povero di fantasia, fu ricco di dottrina e di ragione. Quelli che presentemente trattano in Venezia la sua arte, sono allievi di lui; allievi che rammentano il maestro con a-inore e con lode, mostrando la buona scuola ricevuta, il proprio ingegno e ze- lo di mantenere Venezia uella riputazione di buon gusto, eziandio nell' arte di architettare. Di questo è splendido saggio il contenuto nella stupenda opera, Le Fabbriche e i Monumenticospicui di Venezia, che ha giustamente meritato la 3.a edizione. Scrisse il Temanza le Vite de’ più celebri architetti e seni lori veneziani che fiorirono nel XVI seco- lo, Venezia 1778. Nel voi. LXXXV, p. 207 e 208, tornai a parlare della Protomoteca Capitolina di Roma, ove nel Campidoglio si onorano con erme marmoree la scienza e l’arte di molti illustri italiani cultori, per sublime concetto d’ un Canova, il quale nobilissimo e generoso ammiratore di essi, a sue spese vi fece scolpire e collocare i busti delle seguenti glorie venete, sia di Venezia, sia di sue provincie, oltre quelli di Dante, Michelangelo, Petrarca, Tasso, Colombo, Vinci, Lazzari, Nicolò da Pisa ec. Essi souo: Tiziano, Palladio, Tirahoschi, Paolo Caliari, Michele Sau-micheli, Giovanni Nanni da Udine, Gio. Battista Piranesi, Carlo Goldoni. Altri vi eressero le erme di Benedetto Marcello, Aldo Pio Manuzio, Sebastiano frate del piombo, Antonio Cesari, Gio. Giorgio Trissioo. Nè vi mancano del regno Lombardo e sono: Andrea Mantegoa, Camil- lo Rusconi, Alessandro Verri. Benché già vi fosse giustamente collocato il busto di Canova, a suo onore Leone XII fece scolpire dal commendalo!1 De Fa-bris la statua di Canova con monumento di gruppo allusivo che descrissi a suo luogo. —- Ora si presenta più ampio campo, splendido e variatissimo, la pittura veneziana. Non è argomento da rannicchiarsi in alcune pagine, imperocché due celebri competenti giudici ecco come sentenziarono. Il Missirini, Quadro dell’Arti Toscane: La Veneta è la prima scuola del naturale. Essa è vera, vasta, sorprendente quanto la natura. Il Rosini, Storia della Pittura: Se la scuola Veneta raggiunto avesse nella scienza la Romana, e nel disegno la Fiorentina, sarebbe la prima scuola del mondo. Scrisse M. Boschi ni, Le ricche miniere della Pittura Veneziana, Venezia 1674-questa città nel 1792 fu impresso in due volumi: Della Pittura Veneziana e de’ Veneziani maestri.Claudio Ridolfi veronese, Le meraviglie dell’arte, ovvero delle Vite degl’ illustri pittori veneti e dello Stalo, ove sono raccolte le opere insigni, i costumi, i ritratti loro; con la narrazione dell’ istorie, delle favole e delle moralità da quelli dipinte, Venezia 1648, appresso Gio. Rallista Sga-va. Edizione 2.’, la quale dovea essere corretta ed arricchita d’ annotazioni da Giuseppe Vedova, Padova 1835, ma in quella vece non ebbe nè una cosa, nè l’altra, ed anzi furono ommessi gli indici utilissimi e copiosi della i.a edizione. Antonio Maria Zanetti il giuniore, Va-rie pitture afresco di principali maestri veneziani, ora la prima volta con le