e le scienze ricevono lume, onore, utilità e vita. — I domenicani qui restarono sino alla soppressione del 1806, e gli edi- li zi furono consegnati alle truppe della veneta marina, i religiosi passando per allora nel convento de’ss. Gio. e Paolo. Decretala poi la costruzione de'pubblici giardini, furono nel 1807 atterrati chiesa e convento, e l’area che occupavano è quella che dà l’ingresso a’giardini stessi, de’quali parlerò alla sua volta nel § XIV, n-4- 31. Benedettine e poi Agostiniane di s. Marta. Nell’estremo angolo del sestiere di Dorsoduro, dicesi che fino dallo 18 la famiglia Cenlraniga o Barbolana, detta poi Salamon , abbia edificato questa chiesa; anzi a Pietro Centranigo, poi doge nel 1026, se ne attribuisce il merito, avendo in questa occasione donato alcune possessioni al monastero di villa Maer-ne. Certo è che Giacomina Scorpioni nel 1315 stabilì un ospedale pe’poveri infermi nella sua parrocchia di s. Nicolò,con chiesa sotto il titolo di s. Andrea Aposto- lo e di s. Marta vergine grand’ospite del Signore, contribuendovi con molte somme Marco Sanudo Torsello e Filippo Salamoile; indi Giacomina, mutato pensiero duratile la fàbbrica, nel 13 18 convertì l’ospedale in monastero di benedettine, dopo superate le controversie del capitolo di s. Nicolò di sua parrocchia, che le avea mosso lite, attribuendosi la prerogativa al Sciamone e suoi eredi, d’approvare l’elette badesse e l’annuo dono d’una rosa di seta, e ciò in risarcimento del diritto già accordatogli d’ instituire la priora dell’ospedale. Ed il vescovo Alberiini che accordò tali cose, sottomise il monastero all’annua contribuzione al vescovo prò tempore, d’una libbra di cera nella festa di s. Pietro. Ma pretendendo poi il Salamoile il diritto di padronato sul monastero , fu sentenziato ¡11 questa pretesa contro di lui. Dopoché sulla porta del monastero fu eretto nel 1338 il simulacro marmoreo di s. Marta, col solo suo 285 nome fu chiamato, e così la chiesa. Minacciando essa poi rovina , nel 144^ s' cominciò la riedificazione d’altra più ampia, con ingrandimento eziandio del monastero, e venne consagrata neli48o da Antonio Saracco arcivescovo di Corinto, colle reliquie e sotto il titolo di s. Marta , fra le quali ima sua mano incorrotta , portata da Costantinopoli e donata da Ambrogio Coniarmi. Oltre quelle della sorella s. Maddalena e fratello s. Lazzaro, ivi erano in venerazione altre ss* Reliquie, ed il corpo di s. Agapito martire. Nel dilatarsi d monastero scemando il fervore delle monache benedettine, lo riformò il patriarca Antonio Contarmi, con introdurvi alcune religiose a-gostiniane del monastero di s. Giuseppe; onde poi ritenuto l’abito benedettino professarono la regola di s. Agostino: tutto approvando Clemente VI I,le monache presero il nome d’agostiniane ; finché nel i8o5 traslocate nel mona^Jero di s. Giustina e poi soppresse, fu profanata la chiesa e questa in parte collo spazio dell’annesso demolito cenobio dal 1806 servirono ad uso de’railitari di terra, ed ora per magazzino di paglia.Dall’avere s.Mar-ta imbandito un esquisito banchettoalSal-vatore, o forse per celebrare alcuna vittoria, nella vigilia di sua festa ebbe origine in Venezia quella della sagra notturna, festa popolare consistente in banchetti e cene; e nella quale prese parte nel 1825 l’imperatore Francesco I coll’imperiale famiglia. Tratta di essa la eli. Giustina Renier Michiel, nelle sue Feste Veneziane, ed il cav.Cicogna illustrando Inscrizioni della chiesa di s. Marta e suo monastero. 32. Servi di Maria, di s. Maria de’ Serviti, detti li Servi. Ad oggetto d’ottenere in questa città uno stabile domicilio all’ordine de’Servi di Maria, fr. Pietro da Todi suo 8.° generale, verso il 13 16 mandò in Venezia alcuni suoi religiosi di esemplari virtù, colla viva speranza che in una città così pia e nata sotto gli 3o