w- n8 —* non intende incoraggiare una politica di guerra della Jugoslavia, appare mamiesto che è la Serbia e non l’Italia die crea difficoltà all’opera del suo nuovo ambasciatore. La Serbia infatti crea i fatti : l’Italia si limita a registrarli. Ma per quanto si voglia sperare che la Francia, da grande Potenza responsabile qual’è, — nella quale vivono non soltanto militari impazienti, fabbricanti di cannoni e politici dell’avventura ma solide popolazioni lavoratrici e generazioni giovani che vedono la realtà c l’avvenire con ben altri occhi del passato — esiti a concedere illimitata la sua solidarietà alla politica serba di aggressione, bisogna pur dire che nella Francia stessa si forniscono elementi di dubbio. Ricordiamo che un giorno Clemcnccau ha detto che, favorendo la costituzione della grande Jugoslavia, egli si era proposto — testuali parole — di jatre un mauvais tour à ¡’Italie. In queste parole potrebbero essere spiegati sin dalle origini il compito dei rapporti franco-serbi e il carattere della politica serba verso l’Italia. Certo è che ancora oggi nella Franda direttiva si fa tutto quanto è possibile per non conoscere o coprire e alterare la verità serba, trascinandola solo in atto di accusa contro l’Italia. Come si spiegherebbe altrimenti l’attitudine dcll’uffidoso Temps il quale, già così sollecito ad accogliere ed accreditare le invenzioni — mai documentate — di Wickham Stecd sulle pretese minaccie dell’Italia verso la Serbia, non ha sentito neppure il bisogno di crearsi un’apparenza di imparzialità registrando con eguale larghezza e rilievo le ben più documentate dimostrazioni italiane dell’aggressività serba e continua a parlare con laconica monotonia di « campagna italiana contro la Jugoslavia » ? Per il Tcmps, dunque, denunciare dei fatti criminosi e pericolosi significa a