tempi posteriori potè accrescersi il collegio. Per la vecchiezza, nell 632 fu atterrala e insieme gettata la i.* pietra della nuova dal patriarca cardinale Cornaro,iu uno alla medaglia riprodotta dal Corner, con due analoghe iscrizioni. In non molli anni il tempio ridussesi nell’attuale sua forma, sontuoso per magnificenza di marmi e nobiltà d’ornamenti,onde si distinse fra tutti i parrocchiali della città; indi nel 1668 ne aumentò il decoro il procuratore Vincenzo Fini,col marmoreo prospettoesteriore e gravissimo dispend io; la sua architettura imponente e traricca d’ornati, è del Tremignan.La consagrò il i .“dicem-breiyog il patriarca Cornaro. Ivi si venera il corpo di s. Antonino martire tratto dalle catacombe di Roma, delle ossa de’ss. Innocenti e altre ss. Reliquie; olire il prezioso tesoro di porzione della ss. Tunica inconsnlile di Gesù, rimastale nel 1391 dalla metà di quella lasciata da Donato Caroso pievano di s; Lucia alla scuola grande di s. Marco. Dal 1810 non è più collegiata, nè parrocchiale, nè filiale di s. Maria Zobenigo; e nella riduzione delle parrocchie fu aggregata in qualità di succursale alla parrocchia patriarcale di s. Marco. Nel 1.° altare la Visita de’ss. Magi è del Diamantini; nel 2.0 l’invenzionedellaCrocecon parecchiSan-ti è del Liberi: ambi buoni lavori. Nel coro il gran quadro col Castigo de’ serpenti è la miglior opera del veneto Pellegrini. Altri dipinti sono di Palma giovine e di J. Tintoretto. Nel parapetto dell’altare di sagrestia, è il bel getto in bronzo de’fran-cesi Chenet e Feron , disegno di Roccatagliata. Il Coleti nell’aggiunle all’CJghel- li, Italia sacra, t. 5, p.i 188, parlando dell’erezione di questa chiesa e della sua collegiata, riporla la serie de’suoi pievani, da Cristoforo che fu poi vescovo d’Olivolo, si no e inclusive al 42-° Andrea Tre-mignan del 1690. Conosco il libro di Nicola Coleli dedicato a J. B. Moscheni, Monumenta Ecclesiae Venetae s. Moy-sis, Venetiis 1758. ì 33 16. S. Maria Zobenigo o Jubanico o Giubenico, Jubenicorum, inoltre delta ?. Maria del Giglio. Dalla famiglia Giu-benica, che ne fu la principale fondatrice, ricevette il soprannome questa chiesa dedicata all’Annunziazione di Ma ria Vergine: la tradizione aggiunge avervi contribuito anche gli Erizzi,Barbarighi, Graziaboni e Semitecoli. Si crede antichissima, fondata nel principiar di Venezia, per essere stata una «Ielle 5 matrici, alla qtiale erano filiali le chiese di s. Moisè, s. Fantino, s. Maurizio, s. Beuedetlo, s. Michele Arcangelo o s. Angelo, s. Vitale, s. Samuele, s. Gregorio, ss. Vito e Modesto, s. Agnese, ss. Gervasio e Pro-tasio,s. Barnaba, e s. Raffaele Arcangelo. Arse la chiesa nel 976 , quando il popolo irritato contro il doge Pietro IV Candiano incendiò il palazzo, e si distesero le fiamme a consumar le chiese e case contigue, sino a s. Maria Zobenigo, che restò con gran parie della parrocchia miseramente incenerita. Risorta da tal disastro,incontrò non molti anni dopo eguale vicenda, cioè nel 1 io5, allorché casuale incendio distrusse gran parte della città, restando del tutto consunta. Rilevata anche da questi danni colle carità de’ fedeli, si conservò sino verso la fine del secolo XVII , in cui per vecchiezza nel 1680 cominciossi a rifabbricarla dai fondamenti, riducendosi a perfezione nella forma attuale, in un triennio per la generosità del suo pievano Lodovico Baratti , al cui esempio vi contribuirono i parrocchiani. E nobililata da 7 altari di scelto marmo , e dall’ esteriore facciala marmorea, per la cui eiezione assegnò in legato 3o,000 ducati Antonio Barbaro, benemerito anco dello spirituale decoro della chiesa, a cui donò i corpi de’ss. Eugenio eAnlonio martiri,a lui mentre e-ra ambasciatore in Roma concessi da Innocenzo XI. Si venera pure del legno della ss. Croce , le leste de’ss. Anastasio e Pellegrino martiri,e di s. Chiara vergine e martire, oltre altre reliquie di ss. Mar- 11