448 65; quella di s. Gio. Evangelista, di cui nel § XII1, n. 2; di s. Tommaso, descritta nel § Vili, n. 5i; di s. Maria de’Miracoli, della quale nel § X, n. 53; di s. Gio. Battista de’CatecumeuijCol pio luogo narralo nel § XII, n. 7; di s. Gio. in Oleo, e dis. Gio. Decollato, descritte nel § Vili ne’n. 11 e 45; di s. Maria della Consolazione, detta la Fava, di s. Francesco di Paola, di s. Teresa, dello Spirito Santo, tutte descritte nel § X, ne’u. 78, 64, 70 e 5i. Inoltre devonsi in breve descrivere i segueuti palazzi. Quello de’Contari-iti a s. Luca, nel sestiere di s. Marco, è uu edifizio di molto pregio per l’eleganza, purità di lavoro, e finezza de’marmi, dello stile de’Lombardi e che manifesta il risorgimento del buon gusto. Le Fabbriche di Venezia offrono il prospetto del palazzo sul rivo delle Poste, il Diedo facendone rilevare i pregi, dice: » All’ e-leganza delle parti, alla venustà degli accessorii, alla maniera di legare le cornici col parapetto de’poggiuoli, agli unici pilastri posti in ciascun piano sugli angoli a fiancheggiar 1’ edifizio , alla ricchezza degl’intarsi nobilmente sparsi a foggia di cammei e di tabelle ne’ fregi e ne’campi,all’insegne gentilizie, corredate da emblematici ornamenti, scorgi senza inganno un’opera sorella a molte altre, ammirate quali foriere del leggiadro cinquecento”. La distribuzione n’è regolarissima, nè per questo esclude l’amabile varietà. Tutto questo prospetto riluce di fini marmi, e si distingue per ¡squisitezza d’esecuzione che lo fa vieppiù gustare in natura ove le parti si vestono di maggiore rotondità, e spariscono quelle che in disegno sembrano secchezze. Le Fabbriche di Venezia, con illustrazione del- lo stesso Diedo, ci danno la loggia nel giardino del palazzo Zaoobrio a’Carmi-ni. La doviziosa famiglia di tal cognome ad offrire il disegno d’ un edifizio , che posto nel fondo del suo giardino facesse scena e insieme prospetto alla casa, vi e-resse un palazzine che accoppia per rara guisa la comodità all’eleganza. Perchèdi-viso a due piani con sala nel mezzo , larga quanto la loggia, e quindi nel basso un’ampia stanza quadrata pel giardiniere , indi la scala e altri luoghi fornisce al giardiniere un asilo, ed un ricetto alle cose pertinenti al giardino. Nel pianterreno sporge una loggia adorna di 6 colonne d’ordine ionico. Il piano superiore presenta un’amena terrazza. La parte di mezzo fa di se gentil mostra con 4 lesene corintie addossate al muro. Non manca a sì bel complesso la decorazione d’alcune statue , che giudiziosamente introdotte corredano la parte più ornata dell’edifì-zio. Il palazzo Dona sulle Fondamenta Nuove, che si crede disegnato da fra Paolo Sarpi. 11 palazzo Emo, ora Treves a s. Moisè, ornatissimo per dipinti e superbo di due statue in marmo colossali d’Aiaceed Ettore,uscite dalloscarpellodi Canova. Il palazzo Loredan a s. Stefano, eretto intorno alla metà del secolo XIV e rifabbricato nel fine del XVI, in cui risiedeva il comando generale della città e fortezza di Venezia, il quale da ultimo fu trasferito sulla riva degli Schiavoni (essendo ora comandante della città e fortezza di Venezia il barone Lederei-), ed invece l’occupò la regia delegazione provinciale, che prima stava nel palazzo Correr della Cà Grande, come dissi nel n. 1 di questo §. Il palazzo Pisani a s. Stefano pure, edifizio magnifico, vasto e ricco. Il già palazzo Minelli a s. Paterniano, nel sestiere di s. Marco, con rinomatissima scala. E questa un cilindro di13 piedi di diametro con nocciuolonel mezzo, comoda della salita, con pianerottoli ad ogni appartamento, !a quale finisce in cupola. La metà di sua circonferenza verso la corte è traforata a piccole arcate, sostenute da colonne, che seguono l’inclinazione della scala. L’ opera tutta di pietra d’I-stria, è del secolo XV: sì esatta, sì solida, che non ne traspare alcun danno. Qui presso è il campo di s. Luca, che dicono l’ombilico di Venezia,ossia il centro della