reso poi istruito dell’avvenulo,ede’prov-vedimenti energici cui il govei nosi apparecchiava, tosto si calmò. » Dell'accaduto lennesi consiglio nel senato, dove sciamarono alcuni non esser più tempo di aver alcun rispetto «’francesi, che dimostravano ormai apertamente i loro pravi disegni; doversi il senato ricordare una volta degli esempli d’intrepida virtù che i suoi maggiori gli aveano lasciati. Santissimi detti! Se non che coloro eh’erano bramosi di cose nuove, e che sognavano poter sussìstei e libertà conceduta dallo straniero, mngnificatido In possanza de’ francesi, intimidirono di siffatto modo gli animi, che venne decretato, doversi in-coutunente restituire quanto era stato preso sul bastimento e dare al generale Ltounparle accurata notizia dell'accaduto, offerendogli i risarcimenti che dimandasse. A tutti è noto (pianto poscia avvenne, e basta qui ricordare che a’ 16 maggio 1797,il Castello s. Andrea, e lutti gli altri, vennero occupati dalle soldatesche francesi capitanate dal generale Ilurnguay d’ildliers (Luigi, poi morto a Berlino nel 1813, forse il padre o il zio dell'odierno maresciallo di Francia,di cui parlai altrove); occupazione |>er cui rimase estinto un governo che si tenne in piedi per XIV nouintcrrutti secoli,senza mai ubbidire ad armi straniere, nè ricettarle nella sua capitale (perciò chiamala Venezia: la /'ergine, l’Inviolata); e »empio unico negli annali d' Europa ". Nel Castello di s. Andiea, magnifico edilizio tutto incrostalo di marmi d’Istria, ov* è pure il telegrafo, ne'dì festivi s'innalza la bandiera dell'augusta casa A' Austria che regge ora i destini di Venezia. Vi tono camere servile un tempo di prigioni, vólti maestosi presso a’ quali sono a pelo d’acqua le cannoniere. In una spianata, coi si ascende per magnifica scala, falla pei accogliere 1 dilentoii de'sili sottoposti, vi i lo stemma del veueto Leone alato, ed iscrizione che ricoida gesta e vittorie navali de'seueziaui. Vi era nel ca- 627 stello unn chiesetta, mn fu atterrata dal fulmine. Il magnifico portone lo rifecero gl'imperanti austriaci, che degli edilizi pubblici di Venezia non cessano d'avere amorosa cura.Quando Pi in peraloreFran-cesco I onorò di sua presenza il Castello *. Andrea, si rivolse agli uflìziali del genio e disse loro: Abbiale a cuore e conservale questo bel monumento; opere situili non si fanno più!— L'ultra isola di s. Andrea o la Certosa, è forse In più grande, e come più spaziosa e luogo magnifico ed ameno può dirsi Visoletta regina : trovasi Ira il discorso castello e il porto di s. Nicolò di Lido, e anticamente chiamavasi Pisola di s. Andrea del ÌÀdo. Il vescovo di Castello Marco Nicola, desideroso di estendervi il cullo divino nel 1 199 la donò a Domenico Franco pio sacerdote della [sarrocchia di s. Sofia, acciocché in essa erigesse ad onore di s. Andrea Apostolo una chiesa e un monastero di religiosi, giù da lui fondati nell’isola di s. Andrea d'Ainmiunooru distrutta presso una chiesa pure dedicata al s. Aposto- lo. Non per anco compito un anno, permise il zelante vescovo al nuovo islituito priore di >. Andrea del Lido, che potesse nell'islessa isola edificare un'ultra chiesa sotto l’invocazione delle ss. Eufemia, Do-rotea, Tecla ed Erosion vergini e martiri aquileicsi, aggiungendovi quelle fabbriche per uso ed utilità de'frali o suore, che il fondatore Franco volesse stabilirvi. Ciò eseguilo il buon prete, che già in altri luoghi avea fondali diversi mona-sieri, morì nel !3o4 in quest'isola e vi fu pietosamente sepolto. Ilidolln a perfezione la chiesa di s. Andrea, dal medesimo vescovo Mai co fu consagrala a’ 19 febbraio ta 19. Variano gli scrittori nel nominare l’istituto teligioso de' primi a-bitalori di quesl'isola, poiché il Dandolo scrisse i canonici regolari, ma la maggior paile li cliiamaoo semplicemente frati e-renulani di s. Agostino, come nel documento della 1/ concessione dell’isola. Al fu uditore Franco successe lldcbi andino