>98 dall’ingiurie de! tempo del tatto deperita. Quindi si narra, come passato quel magnifico palazzOj opera stupenda del Sanmiclieli, in proprietà del governo, fu la gran tela del Palma, insieme all’altra di Tintoretto, trasferita nell’altrode’Gri-mani in contrada di s. Toma, ed ivi dimenticate per molti anni giacquero senz’aria in una stanza inabitata. Vi si recò accidentalmente mg.r Pianton nell836, ottenne le due tele in dono da’ nobili fratelli Girolamo, Luigi, Pietro eRobertoGri-mani, a giovamento di sua fiorente abbazia, la quale presso che ignota nel 1828 e prossima al rovinamento,ora per opera del prelato è resa meritevole dello sguardo dell’intelligente forestiere per la di lui raccolta di quadri e sculture di chiari autori. Ridonato l’eccellente dipinto al primitivo e seducente suo splendore, venneamrnirato per uno de’più celebri dipinti della scuola veneziana, e forse il più distinto e nitido fra’più belli dell’autore; quindi posto in vendila pel compimento della difficile impresa del finale risiam o dell’abbazia, per suo esclusivo beneficio o abbellimento, a tal fine regalato da’precedenti generosi proprietari. Indi il Passeri-Bragadin ragiona dell’operaio nella medesima da monsignor Pianton, con buon gusto e disinteresse, e lo qualifica quasi fondatore della chiesa di s. Maria della Misericordia, padronato della nobile famiglia veneta Moro-Liti. Pertanto riporta il riferito dal eh. Antonio Quadri, nella sùa pregevolissima Guida di Venezia, ristaili pala nel 1842 co’tipi di s. Lazzaro. Dice la facciata dell’abbazia essere fattura dell’architetto Clemente Moli bolognese, che fioriva nel i65g, e come per entro ritrovili-si vari preziosi dipinti del Bonifacio, di Damiano Mazza, di Cima daConegliano, del Padoatiino,del Palma,del Tintoretto, del Maganza, del Trevisan, del Ribera, ec.e varie sculture di Maestro Buono, del Dentone, del Vittoria, delCampagna,ec., chiudendo la descrizione cou ri le va re,esse- re la chiesa ora considerabilmente restaura la per le pie cure indefesse del prelato. Aggiunge che il eli.prof. Ermolao l’aolelli nel suo fruttifero Fiore di Venezia, dopo descritto la chiesa, le pitture, ec.,dopo aver esposte le fatiche dell’abbate odierno, esclama. » Ora se si giunga di vedere a’ nostri giorni tanta impresa condotta al termine, chi non applaudirà che dallo stalo veramente misero e quasi cadente, in cui la trovava nel 1828,8 tale abbia rialzata l’abbaziale, e per regolarità e dovizia di preziosi oggetti d’urte l’abbia resa non inferiore a molti ammirati templi della nostra Venezia ! Piaccia al cielo ch’egli non chiuda gli occhi se non se dopo aver veduti accontentati i suoi plausibili voti! Se non che dallo sbozzo di quanto ha egli in cuore di compiere, e da quanto a quest’ora ha già raccolto per riuscirvi, ec.” Termina 1’encomiato Passeri-Bragadin con riprodurre quasi tutta la discorsa eccitatoria del prelato; e finisce cou rimarcarne le benemerenze per offrire a’forastieri un tempio, che oltre l’ispirare divozione e santità, l'occhio diletta e ravviva ; e con invocare da Dio, ch’egli possa esclamare con gioia : Ho finito. E così i veneziani benediranno vieppiù il nome suo, ed i posteri I’ uniranno a’ molti innumerevoli che seppero ben meritare della religione e della patria. Nello stesso anno i843 e co' medesimi tipi dell’ Antonelli fu ancoraimpresso: Sulla Tavola di Giambattista Cima da Conegliano esprimente Tobia guidato dall’ Angelo, con li ss. Jacopo e Nicolao, nell’ abbaziale di s. Maria della Misericordia in Ve-nezia, illustrazione di Francesco Za-notto. Precede una narrativa dello stesso monsignor Pianton, dalla quale si apprende. Che nel febbraio 1827 a presidiare un fianco cadente della chiesa abbaziale giudicò opportuno il suo predecessore d’alienare per 120 zecchini il det-tocapolavorodelCima, esprimente (’Angelo Raffaele e Tobia fra’duess. Jacopo