278 sto magnifico palazzo, e del vicino tempio, da Paolo II ampliato e grandemente risarcito, nel (¡naie sono sepolti non pochi illustri veneti, ed alcuni in nobili monumenti. Sui quali e de’inolti esistenti nell'altre chiese di Roma, si ha di Pier Luigi Galletti, Inscriptiones Venetaeinfimi aevi Romae exlantes, Piomae 1 757. Abbiamo pure YInscrizioni Venete esistenti in Roma, pubblicate nel 1838 dal conte Pompeo Litta in aggiunta a quelle del Galletti. Tuttociò premesso, la repubblica di Venezia per nobile gratitudine e ricambio, corrispose con donare al francescano Sisto V per la residenza ordinaria del Nunzio apostolico in Venezia, il maestoso palazzo Gritti, presso il convento di s. Francesco della Vigna. Il più volle encomiato Giovanni Casoni, nella biografia del doge Da Ponte, lasciò scritto.»La repubblica acquistò dagli e-redi del doge Andrea Gritti, morto nel 1538,il palazzo posto nella piazza dirimpetto alla chiesa di s. Francesco della Vigna, di stile lombardo ed eretto nel 1535 secondo il Zanotlo, ed affinché i nunzi di Boma avessero qui luogodi decorosa residenza, ne fece dono al Pontefice Sisto V”. Ciò dev’essere accaduto poco dopo l’elezione di Sisto V,segui ta a’24 aprile 1585,per-chè il Da Ponte morì a’2g del susseguente luglio. Questa autorevole testimonianza è da preferirsi a quella, d’altronde ri-spettabile, del Novaes, da me seguila altrove, il quale nella Storia di Pio IV, attribuì la donazione latta a quel Papa per dignitosa reciprocanza. Col cessare della repubblica nel 1797, cessò pure il prelato nunzio apostolico; restarono però nel palazzo alcuni individui addetti alla nunziatura, quindi la s. Sede tollerandoli, vi pose la residenza del console pontificio in Venezia colla sua cancelleria. Siccome dopo la soppressione degli ordini religiosi, il convento di s. Francesco fu ridotto a caserma militare, quando a ristabiliti minori osservanti fu restituita la chiesa, per Is sussistente caserma trovarono il convento divenuto ristrettissimo e insudiciente, e perciò fu dato loro il summentovato chiostro delle terziarie. Il cav. Pietro Negri (sono grato a questo gentile signore, poiché onorevole cugino del cav. Giuseppe Battaggia, per la benevolenza di questo per me trasfusa in lui, nel 1847 graziosamente gli piacque domandare in mio favore il diploma di socio d’onore de’Concordi dell’accademia scientifico-letteraria di Bovolenta del distretto di Padova, concessa previa autorizzazione dell’ eccelsa presidenza della cancelleria aulica di Vienna, indispensabile pegli estranei) attaccatissimo a’minori osservanti, sapendo con quanta benignità il Papa Gregorio XVI riguardava l’ordine illustre e benemerito, ed il cav. Giuseppe Battaggia veneto e console pontificio in Venezia , in occasione che questi recavasi in Roma , vivamente interessò la sua pietà e patrio amore , di rappresentare al Papa Pangustie de’ religiosi e la loro brama di ottenere il vicino palazzodell’antica nunziatura, per ampliare il proprio convento,disposti per l’acquisto anche all’ esborso di qualche somma. Il cav. Battaggia s’impegnò di fare tutte le pratiche possibili, e con quell’amore alla religione, attività ed energia che lo distinse nel fare il bene , di persona ne supplicò Gregorio XVI ed i ministri della camera apostolica. Egli trovò favorevole disposizione nel Papa, ma qualche difficoltà co’detti ministri camerali, i quali inclinavano a ritenerlo, restaurarlo e quindi nuovamente per decoro della s. Sede ristabilirvi la residenza del console pontificio e sua cancelleria; laonde l’incaricarono di prendere cognizione dell’occorrente. Tornato a Venezia e prese le debite cognizioni, rappresentò yn preventivo che ascendeva a vi-stosa somma, non tacendo l’urgenza di dar mano all’ indispensabili riparazioni, o disporre del palazzo in altra guisa. Essere d’avviso, che non sarebbe opportuno sostenere 1’ ingeute dispendio per