Sebastiano martire, si venera il corpo di s. Melitone martire, uno de’celebri ss. Quaranta martiri. Esso insieme col braccio d’altro Santo, pur della stessa compagnia, fu da IlaNat olia portato in Venezia, e poscia nel 1653 donato a questa chiesa. Avverte il Corner, ch’èdifficile il credere,che questo sia il celebre s.Melitone fra’ XL Martiri di Sebaste il più giovine. Imperocché i corpi di questi gloriosi guerrieri di Cristo furono abbruciati,eje loro ceneri confusamente unite furono prodigiosamente preservate dal fiume, in cui furono gettate. Deve dunque dirsi, che questo s. Corpo appartenga ad altro s. Martire chiamalo Melitene, del qual nome frequente era l’uso fra gli orientali. Ridotta a perfezione la chiesa nel i636, fu poi consagrata nella 2.“ domenica dopo l’Epifània. Fra’chiostri di questo spedale, nella parte superiore destinata agli uomini, nel 1673 fu istituito un ben ornato oratorio sotto l’invocazione di s. Filippo Neri, ove ne’giorni festivi s’adunava un copioso numero di confratelli, i quali dopo aver compiti que’divoti esercizi propri dell’istituto, si portavano a servire negli appartamenti inferiori i poveri vecchi infermi, alimentando i loro corpi col cibo, e l’anima cogl’insegnamenti della dottrina cristiana. A quest’ospedale non mancano moderni benefattori, poiché leggo annunziato nel Giornale di Roma del i85i, n. 85, in data di Venezia, dalla gratitudine de’rappresentan-ti dell’ istituto, con pubblico ringraziamento: I nobili cavalieri Giacomo ed I-sacco Treves de’ Gonfili estesero la loro singolare carità a questo spedale civile, donando la ragguardevole somma di effettive lire austriache 10,000, da impiegarsi come meglio sarà stimato da chi lo dirige e amministra. A ine sembra che ad uno de’lodati cavalieri appartenga l’elogio dato dal cav.Scolari nel libro de’Ca-(ecumeni, del quale parlai nel n. 7.« Tra tutti li doviziosi israeliti delle provi itele venete la pubblica riconoscenza ri- 367 merita di onore c lode giustissima l'incomparabile ed illuminata beneficenza d’ttn nobilissimo cavaliere, alla cui grandezza vera, e della sita casa, i voti de' cuori cattolici sono del continuo iti-diritti". Utinam! La magnifica opera, Le Fabbriche di I enezia, olire 6 tavole illustrate dal Diedo, de\VOspedale di s. Lazzaro de' Mendicanti ora Spedale Civico. Col medesimo riferirò d più importante d’un edilizio, che oltre d’esse-re opera d’illustre architetto, è altresì un altro esempio della grandezza de’veneziani nell’erezione de’pubblici stabili-menti. Il cav. Scolari, Della vita e delle o-pere dell'architetto Vincenzo Scatnozzi, ascrive l’erezione di questa fabbrica fra il 161 1 e il 1616, e la dice forse opera postuma del medesimo; ed il Moschini nella lodatissima sua Guida, dice chiaramente il grandioso spedale modellato dallo Scamozzi,e condotto dopo la di lui morte, mentre la chiesa de’Mendicanti si. modellò da Giuseppe Sardi. Conviene anzitutto avvertire, a chi l'ignora, che l’ospedale provinciale e civico di s. Lazzaro de’Meu-dicanti è formato di parte del convento de’domenicani, da loro abitato fino al 1810, della già scuola di s. Marco, che descriverò poi per unità d’argomento, anch’essa soppressa in quell’epoca di generale distruzione, e del pio luogo de’ Mendicanti in discorso.Perciò questo con tali aggiunte pol lato ad una massima dilatazione, divenne uno de’primari e più ragguardevoli edilizi dell’Italia. Sopra vasto irregolare perimetro venne chiamato lo Scamozzi a costruire un ospedale,o conserva torio pe’po veri infermi d’ambo i sessi; e vi corrispose da suo pari, piantandovi nel centro una chiesa, ed a-preudo a’iati due spaziosi cortili, intorno a’quali disporre i tanti luoghi necessari all’abitazione de’malati ed a’vari usi della stessa casa. E sebbene la d i fíe -rente destinazione ora data all’ospedale, nel convertirlo a spedale civile colle memorate aggiunte di quasi due altri mie-