Gl 2 nato la recita dell'uffizio divino. Prodigio: gli uccelli (ulli si posero in silenzio, e solo ripigliarono le loro canore melodie, quando il santo (ìuito eli’ ebbe l o razioni glielo permise. Tornato in Asisi, dopo il suo beato transito, alcuni suoi figli passarono in Venezia per introdurvi l’ordine degninoci, ed istruiti del narrato portento con divozione frequentarono la fortunata isoletta. Dopo die Gregorio IX nel 1228 annoverò Francesco tra’santi, fu a suo onore dal proprietà-rio dell’isola Giacomo Mietiteli fondata una chiesa, die poco dopo nel 1233 con tutta l’isola donò all’ordine minoiitico, somministrando l’occorrente per la fabbrica del convento. Dio lo compensò con fargli vedere in visione la gloria che s. Francesco godeva in ciclo, e questo l’eccitò nel 1244 n professarne l’istituto, e al suo esempio la moglie fece il simile iu s. Chiara di Venezia. Dui sito dunque remoto e solitario, in cui si eresse il convento, acquistò il nome di s. Francesco del Deserto e lo comunicò aU’inolet ta, ovvero al nome che avea l'isola di Deserto, per le sue condizioni, fu aggiunto quello di s. Francesco. Però in qualche documento del secolo XIV, il convento è chiamato s. Francesco della l'igna nella diocesi di Ton ello, o s. Francesco della Contrada. Più tardi Paolo 11 nel 1466 Io nobilitò col nome di •s. Francesco delle Sliininate,connine a\-la chiesa, con perpetue indulgenze a chi la visitasse nella solenne commemorazione delle ss. Stimmate. Nella chiesa vi fu compreso l’oratorio eretto colle proprie mani da s. Francesco e da IV. illuminato ; e poscia in un aitate fu collocato un divolo dipinto ss. Crocifisso portato da Caudia, ov’era celebre pe’prodigi operati. I francescani conventuali per lungo tempo abitarono il luogo e ufficiarono il santuario, ma annoiati dallo squallore della solitudine e dull’inteinperie dell’aria, ritiratisi in s. Maria Gloriosa dc’Fra-ri, e portando seco quanto eravi di mi- gliore, lasciarono il luogo veramente un deserto. Non permise Dio che sito tanto venerabile per le celestiali contemplazioni di s. Francesco, restasse lungamente negletto, poiché i francescani, che per I' esalta ubbidienza della regola de’frati uiinoii (da ultimo egregiameute e-sposla dal cav. Girolamo Nottola veneto, che a cagion d’onore ricordai nel voi. XXVI, p. ¡46), avenno assunto il nome di Minori Osservanti, dopoché I’ a-iiitò s. Bernardino da Siena, l’ottennero da Nicolò V a mezzo del protettore Cardinal Domenico Capranica; il senato nel i453 permettendo loro di raccogliete liinosiue nel dominio veneto per togliere dulie rovine il cospicuo santuario, e confermandone il possesso nel t 460 Pio Il a istanza degli ambasciatori veneti. Dipoi Clemente Vili uel i5g4 l’assegnò a’ informati Minori Osservanti e alla loro provincia di s. Antonio, la quale vi destinò 16 religiosi che esemplarmente l’uniziavano, malgrado I’ insalubrità dell’aria che di frequente li rendeva infermi. Ma i superiori della provincia considerando quanto nuoceva il soggiorno alla salute ile’frali, massime negli ardori estivi, per cui non infrequentemente vi soccombevano, si determinò di procurare nelle vicine isole qualche ospizio per comodo de’ religiosi e per ricovero degl’infermi. Che perciò offerta loro dal putriarcaZaneuna porzione della badia di s. Cipriano di Murano, ivi si proposero formarvi l’ospizio. La loro povertà non permettendolo, dopo un anno cercarono in Venezia sito più opportuno, invocandolo dal senato, il quale benignamente decretò a’2 1 dicembre 1602, che potessero i riformati di s. Francesco fabbricarsi una piccola chiesa e convento, nel terreno dulo loro per carità in luogo remoto vicino a s. Nicolò, ove si potessero ritirare ne’ineti più pericolosi dell’anno. Ivi eressero una chiesetta in onore di s. Dona ventura; con contiguo couveutino, e coli disagio l'abitarono uu numero