il'un (lucrilo d'argento e due all'arciprete, per lu moltitudine accorrente. I chierici sem inarati di s. Cipriano di Murano si destinarono all' assistenza del pontificale del patriarcali modo come pratica va nella cattedrale di Castello per la festa di s. Lorenzo Giustiniani, coll’ intervento dei suoi canonici, e quello del doge nel recarsi a venerareil s. Corpo, l’rima cantava la inessa l’abbate di s. ¡Nicolò, coll'assistenza del patriarca. Per impotenza del patriarca, egli doveva destinare un vescovo soffi aganeo a cantare la messa. Pontificando l’uno o rulli o, suH’ultaredoveva esservi il 7.° candelliere, giusta il pontificale de’vescovi. Il patriarca doveva aver la sedia e i gradini, come nellu detta funzione di s. Lorenzo. Pontificando un vescovo non poteva usare.il baldacchino, ma il solo schedule (noi lo diciamo (lossello)e la sedia del patriarca. Non potendosi a-verethe un solo vescovo, spettinagli l’incontro del doge e il canto della messa. Quando questo vescovo era assistente alla messa pontificala dal patriarca , a-veva la sedia un poco alzata col suo sgabello in cornu Evangeli!, dovendo essergli al fianco due sacerdoti della congregazione, per le necessarie funzioni di porsi e levarsi la mitra,stando in questa funzione i canonici di Costello impegnati al servizio di mg.r patriarca. Trovandosi nel dì deH’Ascensione vacante la sede patriarcale, il vicario capitolare doveva invitare i due vescovi. Il magistrato delle Iiason vecchie fu incaricato,oltre del trasporto in barche della congregazione, de’ seminai isti e di 12 figli del pio luogo della Pietà insei «¡enti alle messe, di dare al patriarca e a*vescovi invitati nelle due camere loro assegnate per riposo, un piccolo rinfresco, in luogo di quello che al patriarca davano i monaci. Il medesimo magistrato doveva som ministrare lire 1 18 a’soliti, non che provvedere tutto l’occorrente alla funzione a mezzo del ccremo-niere di s.Marco con 1 Go ducati d’argento, luollre uana 1’ ab. Cappelletti, che simi- 62 t le ceremonia per benedire il mare nel dì dell’Ascensione, è tradizione che l’istituisse in Cervia (posta sulla spiaggia dell’Adriatico con piccolo Porto eStiline, del- lo stato pontificio e nella legazione di Ita-venna), il vescovo Pietro barbo veneto, provveduto di quella sede neli44°i c^e rinunziò nel 144® e poi divenne Paolo II. Ciò descrive nel t. 2, p. 567 delle stesse sue Chietr cl'Italia. Questo benedizione e sposalizio del mare, tuttora è solila farsi dui vescovo di Cervia annualmente nella festa dell’ Ascensione, ad imitazione della Solennissima celebrala in Venezia finché sussisteva la repubblica. IH' da notarsi però, che questa ceremonia istituita in Cervia , non ha nulla di politico o di civile, come quella di Venezia, la quale denotava la suprema padronanza della repubblica sul mare. Si dice die il vescovo Barbo, navigando dalla sua patria Venezia a Cervia, fosse sorpreso da furiosa burrasca, e vedendosi prossimo a naufragare, si obbligò con voto ad istituire e celebrare annualmente nella sua diocesi un rito di benedizione sul more, e di gettarvi un anello d’oro a sue spese; che intauto, a pegno della promessa, vi gettasse il suo, che avea in dito, e il mare a poco a poco si tranquillasse. Certo è che ogni anno il vescovo di Cervia celebra con gran pompa questa benedizione e vi getta un anello d’oro a proprie spese: ha quest'anello un pezzo di legno annessoti, acciò con più forza possa lanciarti da lungi nel mare, ed ha inoltre attaccalo un nastro di tela lungo 20 braccia; e così rimane a galla l’anello tuli’acque, ed agili nuotatori ti partono immanti-nenti dal lido per andarselo a ricuperare. Assicura l'ab. Cappelletti, che riporta pure 1’ orazioni bellissime e il rito, che questa e altre notizie del vescovato di Cervia, gliele favoli il suo vescovo mg.’ Tamburini. Nolò Novaes nella Storia ili AUitarulro III, che Giulio II contrastò alla repubblica di Venezia il privilegio di sposate l’Adriatico (probabilmente io 72