ingenio. Nella 2.’ edizione di Cicerone del 14^9 parimenti furono impressi in fine i versi : Hesperiae quondam Germamts quosque libellos - Abstulit : i n plura ipse dalurus adest; - Nani-que vir ingenio mirandus el arte Joan-nes - Exscribi docuit clarius aere libro,f- Spira favet Ve rie tis : quarto nani mense peregil - Hoc trecentenurn bis Ciceronis opus. Finalmente ecco i versi posti a piè del s. Agostino comincia- lo a stamparsi a Venezia da Giovanni da Spira, perchè morto improvvisamente poco dopo l’ottenuto privilegio (per cui dal notariato che l’avea registrato, al margine fu aggiunto : Nullius est vi-goris, quia obiit Magister et Auctor), fu ivi finito da Viudelino di lui fratello nel i4-7°- Qu‘ docuit Venetos exscribi posse Joannes - Mense fere trino ceti-tena volumina Piini, - Et totidem magni Ciceronis Spira libellos, - Coepe-rat Aurelij subita sed morte peren-ttis, - Non potuit coeptum Venetis finire volameli. - Vindelinus adest ejus-deni frater, et arte - Non minor. Ila-driacaque morabitur Urbe. Il eh. Casoni nella biografia del doge Moro, narrando che solto dì lui e nel 1468 Nicolò Jenson pel 1.“ introdusse in Venezia l’arte della Stampa (ed in tale articolo lo dissi anch’io, quando cioè non avea ancor conosciuto il detto dal Casoni), e che Giovanni Spira nel settembre 1469 ottenne privilegio di stampare VEpistole di Tullio, notifica che di tale i.° libro edito in Venezia, un rarissimo esemplare, ritornato da Londra,venne donato alla biblioteca Marciana a’24aprile 1 827 dalla munificenza dell’ottimo arciduca principe Ranieri vice-re del regno Lombardo-Veneto. Nel rammentato articolo, oltre la celebre tipografia d’Aldo Manuzio, di cui riparlai nel § XV, .11. 2, feci onorata menzione d’altre famose. Sisto V nel ripristinare in Roma la Stamperia Vaticana (ora riattivata dal Rtu.° p. d. Agostino Theiner filippino, prefetto del- 529 l’archivio Vaticano), onde n’èchiamato fondatore, l’appaltò al Biadi, però affidandone la soprintendenza con titolo di prefetto a Domenico Basa veneziano, il quale già fioriva nell’arte sotto il predecessore Gregorio XIII s e poi Clemente Vili fece soprintendente della medesima Aldo Manuzio il giovane. Il prof. Romanin nel celebrare l'introduzione e prosperamento della stampa in Venezia, dice che mezzo potente alla diffusione del sapere era allora anche l’incoraggiamento che veniva dato all’ arte tipogra* fica e libraria, e i notevoli miglioramenti di quella si devono all’opera de’famosiAI-di, dal 1 5oo in poi. Non si permetteva per altro che degenerasse iu licenza, e fu, secondo le idee del tempo, istituita una censura preventiva. Non si lasciò sotto il dominio della censura ecclesiastica se non per le opere di soggetto religioso! non si volle ammettere Vindice di Roma, ma si sottomisero i manoscritti all’esame, prima del consiglio de’Die^ ci, poi de’riformatori dello studio di Padova (a’ 16 gennaio 1548-49 fu pubblicalo un catalogo de’libri proibiti dal consiglio de’Dieci ), lasciando a quello non per tanto la revisione delle storie veneziane, specialmente se scritte da’110-bili, e si conservano ancora le correzioni fatte a quelle del Bembo e del Moro-sini. Per impedire ogni ulteriore alterazione nel manoscritto licenziato, nel 1 569 fu fallo obbligo di presentare due copie manoscritte perfettamente conformi, Tu-na da licenziarsi, l’altra da essere depositala presso i riformatori. Del resto o* gni favore era dato al commercio librario, e nel i548 gli stampatori si costi* tuirotio in una scuola con priore, consigliere e banca, I registri del senato con* tengono copiosissimo numero di privilegi concessi talora all’ autore, talora all’editore, per certo corso d’anni, costituendo una specie di proprietà letteraria ( su di questa olire quanto ne dissi a Stamfa, iu occasione del recentissimo