mure, nou si è veduto il bramato e compiuto effetto (ìlio a questo tempo in cui scriviamo, dice ilRodotà.Egli non conobbe i seguenti brevi che ricorderò io, benché il 3.° tomo di sua pregievolissima opera, che contiene il riportalo, fu impresso nel 1763. Leggo nel Bull. Rom. cont., t. 2, p. 224 e 22.5, questi due brevi di Clemente XIII. Elsi Venerabi-lis Frater, de’17 febbraio 1762, diretto al patriarca di Venezia Giovanni Dra-gadino: Quoti ad regendam ecc. lesiti rii s. Georgei Veneliarum Episcopus electas fuerit a graecis extra Ec.clesiam Catholicam ordinatus, vehenientcr con-querilur cum Patriarcha Venetiarwn, dunque rogai ut hujusmodi electioni pro viribus obsislal. L’altro breve, Ad assiduos moerores, dello stesso giorno, diretto al doge e repubblica di Venezia: De eodem argumento agii cum Duce et Senalu reipublicae Venetae, eorwn-que religione/n provocai ad impedien-duin schisma a graecis catholicis mini-tatum. Il solo i.° breve viene riportato dal Bull, de Propaganda fide, t. 4, p-54- Inoltre nel Bull. Rom. cont., t. 2, p. 334 e 433, trovo questi altri due brevi. Ubi primum, de’22 gennaio 1763: Cum Duce alque Veneta reipublica graviter condolei de schismalicoEpisco-po graeci ritus in ecclesia s. Georgei intruso, monetqiie ut statini eiiciatur ad majoresscanclalos vitandos. L’altro breve è Saepe antea, de’31 dicembre 1763: Novas Duci, et Venetae reipublicae quaerelas dirigit, quod nondum expiden ut ab ecclesia s. Georgei schisma-licuin Episcopum, ilerumque hortatur, ut. calholicae religioni consulant, neque sinant, apostolicam Sedeni ad suam in-terponendam auctoritatem compelli. Ambo questi brevi si trovano pure nel citato Bull, de Propaganda fide, t. 4» p. 72 e 81. Imparo dalle Notizie Statistiche delle Missioni di lutto il mondo dipendenti dalla s. congregazione de Propaganda fide, co’ suoi tipi impresse 409 nel 184-4- Che nel secolo XV occupate daH’arrni ottomane la capitale dell’impero d’oriente, non che le provincie vicine a quella, ne’primi del secolo seguente Seliin I invase anche l’Epiro e il Pelo--ponneso. I popoli abbattuti e oppressi, fecero risolvere molti di loro ad abbandonare beni, case, chiese, patria, fuggendo in molti porti d’Italia, dove furono accolti con cristiana carità. Le città di Venezia, Ancona, Livorno, anzi la Corsica, la Toscana, le due Sicilie ne furono ingombre, non essendo minore d’ un 100,000 greci il numero di quelli che cercarono un asilo in Italia. Forse d’ua tanto numero oggi non esiste la metà, perché tante famiglie si estmsero, perchè molti emigrarono, perchè molti passarono al rito latino. In quanto a’greci della città di Venezia basti dare di loro un cenno col dire, che vi giunsero mendici ( veramente non tulli, poiché tra loro e-ranvi de’mercanti e altre persone qualificale cui riuscì salvare qualche cosa nell’emigrazione), vi furono accolti, vi ottennero sicurezza e protezione. I Papi loro diedero (cioè permisero l'edificazione) la chiesa nazionale di s. Giorgio, l’indipendenza dall’ ordinario, la facoltà di scegliersi un parroco, che loro amministrasse i sagra menti nel proprio rito. » Non furono essi d’animo ben fatto e grato a tanti beneficii. Basti il dire, che chiamarono dal Levante un vescovo scismatico, che di loro prendesse il regime, e ciò avvenne da quasi due secoli in qua (questa proposizione è inesatta, secondo la storia riportata). De’greci stanziati in Venezia da una lunga serie di anni più non si trova fatta menzione, la qual cosa fa supporre, che più non vi esistano, 0 che siano altrove emigrati, o che si siano dichiarati scismatici. E' certo che nel 1 780 vi fu eletto da essi, e dovea esservi istallalo, un arcivescovo scismatico di Zante ad istanza d’un tal Papasso venuto da Pietroburgo, in quella chiesa medesima che aveauo ricevuto da’Papi (al-