3 I 2 sa ss. Immagine I’ 11 luglio ij5i dal patriarca Fosear!. Le monache agostiniane finirono nel 1810 colla dislru* zione delle famiglie claustrali, che vado amaramente deplorando. La chiesa rimase chiusa sino al 1817, in cui il benemerito testé defunto in odore di santità, e venerando da vero, sacerdote d. Pietro Ciliota la ridonò al culto, generosamente fondandovi nell’annesso monastero l’Istituto Ciliota, eh’ è mantenuto dalla carità de’ fedeli, ed ha per iscopo l'istruzione gratuita di circa 1 3o fanciulle povere. Ha il direttore, il confessore, la superiora, 20 maestre e 17 fanciulle ricoverate interne. Abbiamo il libro intitolato; Intorno alla vitti e mirabili azioni del sacerdote veneziano d. Pietro Ciliota della parrocchia di s. Stefano, morto in concetto di speciale santità il giorno 22 novembre 1846, morali ragionamenti del sacerdote lì. E. D. A. della steisa parrocchia, Venezia 1857 tipografia di Gio. Battista Merlo,con ritratto del servo di Dio.L'au-tore die modestamente ascose il nome, è d. Eugenio dall’Asta cooperatore di detta parrocchia, come leggo nello Stato personale. 53.Francescane dis.Maria Concetta, volgarmente iMiracoli. Francesco Ama-di pio e ricco veneto, per eccitare gli altri a quella divozione ch’egli teneramente professava alla Madre di Pio, ne fece dipingere l’immagine rinchiusa in un piccolo nicchio di tavola, e l’appeseal muro d’ una casa vicina alla sua abitazione nel sestiere di Caualregio,di proprietà della famiglia Barozzi, nella parrocchia di s. Marina, sulla pubblica Strada, secondo il lodevole costume, che anticamente di-cevansi Mqestà., e lo descrissi rie’due articoli. ( Trovo opportuno qui riprodurre quanto di analogo riferisce ileav. Mulinelli, Annali Urbani di Venezia, ripetendo T origine di tal costume, con un cronista al 1 128. Giovandosi alcuni sciagurati della moda dellalunga barba alla greca, con posticce barbe alterandosi le fi-sonomie, crederono più sicuramente ne’ crocicchi nottetempo assalire e ammazzare. Il governo rigorosamente proibì le barbe alla greca, ed ordinò che a spese dell’erario i parroehi rischiarassero con lumi i siti meno frequentati. I parrochì disposero fanali con fioca luce innanzi a sagre immagini, affinchè col loro aspetto divoto, i ribaldi maggiormente si trattenessero di commettere nella notte scandali e delitti. Da queste sapienti vedute politiche e morali, derivò forse il pio costume, tanto poi diffuso nelle città e luoghi di Europa, di erigere negli angoli principalmente delle strade, tabernacoli e altarini con ss. Immagini e lumi avanti, anche di giorno. » Ecco poi nelle dette Immagini, avvedutamente ne’ canti delle vie poste in ili, ne’quali per una divozione di fede di continuo miracoli vedevansi, l’origine di quegli altarucci o capitelli, che tuttora e di frequente, quasi domestiche are, per Venezia si trovano, innanzi a’quali da’religiosi viciui una lampadetta si alimenta, un mazzolino di fiori si sospende, innanzi a’ quali dal pargolo di felice innocenza, che tratto viene alla scuola, fi? no all’uomo sviato, indisiinta niente ognuno, e riverentemente, si china”. In più luoghi poi narrai, le chiese eh’ebbero o-rigine dalle ss. Immagini esposte nelle pareli esterne degli edifizi, rispondenti alle vie pubbliche. Quanto all’illuminazione ilei Ih città di Venezia, discorro nel n. [ del § XVI). La divozione dell’Amadi fu secondata da Marco fìasti ivi vicino d’abitazione, facendo ardere continuamente una lampada innanzi la ss, Immagine, a cui ne’ sabati aggiungeva candele di cera accese, il che promosse la divozione pure degli abitatori circostanti. La venerazione si aumentò pel miracolo che fece a’23 agosto 1480, ad una buona donna, mentre nella sera vi pregava innanzi, secondo il suo quotidiano costume; imperocché assalita da uu suo parente per ingiusta lite, a tradimento con diverse fe-