pa 1’ esaudì, ordinando che i due monasteri fossero unicamente soggetti alla badessa di s. Margherita, ma però che anco in quello di s. Giacomo continuassero le monache e i ministri, acciò non fosse interrotto il culto divino. Pochi anni dopo, il senato nel 14-55 ordinò al podestà di Murano che fòsse consegnato il luogo di s. Jacopo a’ frati minori Francesco Boldìi e Pietro di Candia, i quali si offrirono restaurarlo dalle rovine, abitarlo e ripristinarvi il culto divino. Questo lo ricavo dal cav. Cicogna, non parlandone il Corner. Frattanto afflitta Venezia da gravissima pestilenza, flagello de’flagelli, stabilì il senato a’i 7 luglio 1456 che l’isola di s. Lazzaro, già destinata al ricovero de’lebbrosi, fosse assegnata a’riguardi di sanità per riporvi i risanati dal morbo pestilenziale, che uscivano dal Lazzaretto; e che i lebbrosi fossero condotti al luogo di s. Giacomo di Pallido (anche nel I 5y6 fu assegnata l’isola per gli usi sanitari), dovendosi celeremente riedificare co'materiali del monastero d’Aramia-no demolito, e tutto ciò con beneplacito della «. Sede. La stabilità dell’ unione non ebbe effetto, neppure dopo pai liti i lebbrosi, poiché le monache di s. Margherita desolale dal bisogno, e dall’iuiminen-le rovina anche del loro monastero situato in luogo paludoso e insalubre, ottennero da Calisto Ili e dal successore Pio II nel 1459 d’essere trasferite a Venezia in luogo più opportuno, presso i ss. Ger-vasio e Protasio, riservando però il monastero di s. Giacomo ili Pallido a sollievo di loro indigenze. Dispiacente il senato che un luogo sagro e già tanto celebre andasse a rovinare, volle pregare Pio 11 a concedere I’antico chiostro di s. Giacomo di Paludo a fr. Francesco da Piiminl de’minori,dolio e riputato allora di vita esemplare. Il Papa l’esaudì nell’ anno stesso a mezzo ile’ suoi delegali, che sciolta I’ unione ile’ monasteri, e soppressa nel monastero di s. Giacomo la dignità di badessa e la comunità ci- 687 slerciense, non ostante gli sforzi dell’afHit-te monache per impedirlo, I’ accordò a fr. Francesco. Questi a’28 febbraio 1460 fu costituito priore del luogo; ma per essersi le monache appellate alla s. Sede, il Papa nel 1462 attribuì porzione delle rendite a vantaggio delle monache, e L’al-tre a favore di fr. Francesco sinché vivesse. Sì beneficato religioso corrispose con ingratitudine, dappoiché radunata ragguardevole somma di denaro per la restaurazione del sagro luogo, non solo 10 lasciò nel rovinoso suo stato, ma affittate le rendile ad un prete scostumato, ritornò a Rimini seco conducendo i mobili e gli ornamenti della chiesa. Avutane notizia Paolo II, nel 1469 ordinò al patriarca di Venezia Gerardi, che levato 11 priorato dal possesso dell’ indegno religioso, v’istituisse un convento regolare di frati minori, assegnandolo a quello di s. Maria Gloriosa de’Frari di Venezia, e così pervenne a’ minori conventuali. Questi vi stabilirono de’ religiosi, il cui numero andò diminuendo progressivamente, per cui negli ultimi tempi vi abitava un solo religioso per la celebrazione della messa nelle feste, e per raccogliere i passeggieri iri caso di procella, avendo seco un frate laico e un servo secolare. Soppresso il convento de’ Frari nel 1810, il simile avvenne a questo di s. Jacopo di Paludo, il quale fu poi colla chiesa demolito, nulla restandovi in mezzo all’ortaglie in cui fu ridotto il luogo, tranne un’ancona o tabernacolo con quadro di tavola colla salutazione: Ave Maria Mater Graliae. Più altre notizie si ponno leggere ne\\'Inscrizioni Veneziane del cav. Cicogna. 21. Mazorbo o Mazzorbo, Majur-biurn. Una delle principali isole della Laguna di Venezia, a 2 leghe nord-est da essa, presso e all’ovest di Burano, alla quale è congiunta per un lungo e augusto ponte di legno. Si compone, dice il Dizionario veneto, di 3 minori isoielle unite da ponti di legno. Un tempo