308 ri edilizi, non permetta di riconoscere ]’ufficio delle singole parti, e quindi il melilo dell' ideata distribuzione; pure può con vincersi anche a prima vista, che il caritatevole asilo era abbondantemente fornito di tutte l’esigenze richieste dal sagro e pio oggetto; e che il saggio ordinatore si era proposta la i.'di tutte le mire da aversi dovunque, e massime in luoghi di questa sorta, quella della salubrità, a cui ben provvedeva l’ampiezza de’ descritti cortili, e la vantaggiosa dimensione di tante stanze, e poco meno che sale, chiare, libere e ventilate, pel perfetto isolamento della fabbrica. La chiesa è preceduta da un atrio quadrato che serve d’ingresso all’uno e all’altro cortile. V ha una cappella pur essa quadrata,che contiene il maggiore altare, e due nicchie ciascuno de’ due lati longitudinali per riceverei 4 minori, onde l'area del tempio non resti punto impedita. Per una delle due porte situale a’Iati di detta cappella, non essendo l’altra che apparente, si entra nella sagrestia che risponde dietro all’altare principale. Appoggiano a’ fianchi della chiesa alcune celle che sono illuminate da’cortili. La più grande,che cade nel mezzo a mano destra, era una specie di coietto ove si raccoglievano le suddette giovani alunne educate maestrevolmente alla musica per cantare in certi determinali giorni i loro Oraioni, a' quali accorreva avidamente ogni classe di persone. Lo Scamozzi essendo premorto all’ultimazione dell’opera, dichiara il Diedo, che la fronte della chiesa fu disegnata dal Sardi nel 1673, eh’è la sola ornata in lutto il lunghissimo lato esterno che guarda il rivo. 11 dotto Diedo, dopo aver fililo artisticamente la critica alle parti di tal prospetto, osserva che fanno torlo ad un’opera non pertanto grandiosa e nel suo insieme ben concetta, talché con poche e facili emende, da lui opportunamente indicate, potrebbe ridursi a plausibili forme. Fra le singolarità di urte,che si osservano in questa chiesa, vi è il nobile monumento di fino marmo, del Sardi, che divide l’atrio del tempio, ed è sagro alla memoria «.lei procuratore di s. Marco Alvise Mocenigo,celebre per le vittorie riportate contro i turchi. Di stile lamentabile, ha bassi ri lie vi e statue, fra cui quella dèH’eroe, di Le Cotìrt. Sonovi pure nell’atrio i simulacri, del benemerito Boulempelli già lodato, del Biava, ed i busti d’ Alessandro, Francesco e Bartolomeo Mora. Le pitture son tutte insigni, tre delle quali vennero di questi ultimi anni recale dalla demolita chiesa degl’ Incurabili. Nel i.° altare il Cristo in Croce è di Paolo; nel 2.0 PAn-nunziata è di Giuseppe del Salviati ; nel 3.0 la s. Elena del Quercino, unica opera ch’esista di tanto maestro in Venezia, testé risiaurata condegnamente dal-P ora defunto professor Lorenzi; nel 4.” aliare, finalmente, la s. Orsola colle Vergini è insigne opera di Jacopo Tin-toretto. — Ora delibo parlare della già scuola grande di s. Marco col Corner. Ebbe i suoi principi! presso la chiesa parrocchiale d> s. Croce di Luprio, delle monache francescane. Fu ella la 4-” tra le confraternite,o come si chiamavano Scuole Grandi, cui poi se ne aggiunsero due altre, istituita col religioso fine d’ implorare P affluenza delle divine misericordie sopra la repubblica per l’intercessione del di lei protettore s. Marco Evangelista. Per maggior comodo delle loro riduzioni, pensarono poscia i confratelli di trasportarsi presso la chiesa de’ ss. Gio. e Paolo, ove nel 1437 aveano acquistato da’domenicani un terreno per fondarvi un ampio ospizio, ed il possesso pure della cappella maggiore nella chiesa di tali religiosi, insieme all’altare dedicato a’ss. Titolari. E perchè in riguardo d’accomodare l’accolta confraternita, s’eiano i religiosi privati di qualche luogo loro opportuno, il maggior consiglio con decreto de'29 agosto di detto anno, permise loro dilatare i confini del convento verso la laguna in sito di pubblica