strato dalle altre greche iscrizioni porta* le dalle due tavolette seguenti, le qua li colla prima formavano un trittico. A differenza degli antichi trittici, che si chiudevano verticalmente, questa Pala memoranda, fino a’nostri giorni, chiudevasi invece orizzontalmente, col piegarsi cioè la parte superiore, alta un 3.°, aggirantesi sopra cardini di ferro e piegandosi d’altra parte con una tavola, che (inivasi alla superiore, e nascondeva 1’ interno lavoro, il quale restava scoperto sull’alta-re nelle primarie solennità. Nel centro della tavola superiore dov’era infissa la Pala si scopersero alcune parole scritte ad inchiostro, riferibili all’epoca dell’ultima rinnovazione,cioè: i3/^i Joa: Bapt. Bo-nesegna mefecit orat prue. In onta alle mille affrontale vicende, nel corso di tanti secoli, sussistono ancora in questa Pala molte gemme, molte perle, molti cammei, e nell’ ultimo risiamo, eseguito dalla perizia degli orefici veneziani padre e figlio Dal Fabro detti Buri, con ingente spesa e fatica, si riempirono tutti i vacui, e si riparò a parecchie ingiurie del tempo, essendo cosi bene proceduto il lavoro che ebbe compimento stupendo; e sebbene le pietre preziose non sieno più le mirabili del secolo XII e XIlì, pur sono ancora 1339,come nota mg.r Bellomo. L’ingran-ditnenlo e il lustro della Pala fu progressivo, iti proporzione alla ricchezza de’tem-pi, alla magnificenza de’dogi,alle glorie e a’fasli veneti.Per la conservazione del più splendido fra’ sagri monumenti di Venezia, nell’ultimo recente restauro già i prestantissimi fabbriceri della basilica mg.' G. A. Moschini, conte Leonardo Manin e conte Marco Corniani degli Alga-rolli, ricorsi a molte fra le agiate e pie dame veneziane, ne riportarono ricchi presenti di gioieedi perle, lequali inaggiun-ta ad altre acquistatesi,s’impiegarono bellamente nell’ammirando lavoro, nel restituire la Pala d’Oro una 4-* o 5.a volta alla sua originaria integrità ; monumento altresì d’arte, di religione e di pa- Gi trio amore. Altra descrizione della Pala d’Oro, può leggersi negli Annali Urbani del cav. Mulinelli. 4- Dietro all’ara massima descritta,sotto una tribuna,la quale più di 20 anni addietro fu ridotta nella sommità a miglior stile, sta l’antico altare che servì fino al 181 o a custodia del ss. Sagramento. E' sostenuta questa tribuna da 4 preziose colonne d’alabastro orientale, lavorate a spira, alte quasi piedi 8 e oucie 4> due delle quali candidissime e trasparenti, e forse u-niche di così lata dimensione (forse non potrà reggere tale proposizione, dopo la riattivata cava dell’ Egitto, del quale alabastro nel Tempio della basilica O-stiense, ma impellicciate, ve ne sono delle gigantesche: si potino vedere que’due articoli). Altre due colonue sono di verde antico, e tutto il resto è pure di scelti marmi e pregiatissimi, notandosi il parapetto della mensa di diaspro orientale. E’ pure di fino marmo il tabernacolo, il quale riceve splendido ornamento da due colonnette di rosso antico e da alcune sculture in marmo, come da una portelli! di bronzo dorato,opere tuttedel San-sovino. Gli antichi musaici nell’alto rappresentano 4 Santi, e nel calino sovrapposto appare la grandiosa figura del Salvatore in trono, lavorata neli5o6 da un maestro Pietro. Qui converrebbe parlare della magnifica porta conducente alla Sagrestia; ma lo farò ragionando di essa. Nel- lo spazio corrispondente alla maggior cappella, ed alle due laterali, che più innanzi descriverò, è posta secondo l’antico costume della Chiesa la Sotto-Confessione. Nel tempo delle persecuzioni contro i cristiani, questi si ritiravano nelle Catacombe per celebrarvi i divini misteri e la sagra Si/tassi, e dove quasi tesoro prezioso riponevano i corpi e le ossa de’ martiri. Ridonata da Costantino 1 la pace alla Chiesa, ed accordalo a’fedeli il libero e-sercizio del culto, sopra que’luoghi medesimi usarono i cristiani frequentemente innalzar gli altari ed erigervi le chie- 6