ventiquattro ore questo movimento antitaliano e fermare la sua azione che dura ormai da dodici anni. La pretesa aggressività dell’Italia nei riguardi della Jugoslavia non è dunque che una saltuaria reazione, tutta verbale, misfatti serbi. Bisogna guardarsi dalle mistificazioni: non confondere le cause con gli effetti. Fra i problemi inquietanti dell’Europa c’è anche questo della misteriosa e pericolosa agitazione politica e militare serba contro l’Italia. La ricerca delle sue cause è oggi meno interessante ed utile della constatazione dei suoi effetti. Non ci soffermiamo dunque a stabilire quanto in questa frenesia serba operi il folle spirito di avventura della casta dominante, tutta militare ed estranea ad ogni altro senso di Stato che non sia quello della guerra c della rapace conquista, c quanto conti il consueto temerario tentativo del diversivo diretto a superare le esasperate difficoltà interne con una catastrofe «sterna e ricostruire sul movimento antitaliano, risuscitando spiriti del passato, la crollata unità fra serbi e croati. Ci basta constatare l’esistenza e l’azione deliberata di una politica di odio e guerra della Serbia contro l’Italia. Non ce ne allarmiamo se pure dobbiamo tenerne il debito contro. L’Italia può sopportarla con perfetta calma, come ha sopportato altri duri momenti nelle avverse vicende internazionali. Ma l'Italia non può tollerare le sinistre speculazioni che si tentano con questo affare serbo sul suo conto. Non può tollerare che per l’intrigo massonico e antifascista, o per oblique manovre politiche di corta e lunga portata o per gli interessi tlegli azionisti delle fabbriche di cannoni si capovolgano, nel giudizio europeo, le situazioni e le responsabilità e si crei, in una torbida congiura internazionale di gruppi oscuri, la grottesca favola di un’Italia armata che minaccerebbe una Serbia 'disarmata e tranquilla. Questo tentativo è doppiamente pericoloso alla pace d’Europa: perchè diviene complice e protettore 'della follia guerresca della Serbia, incoraggiandola verso gli