388 di se stesse, obbligandosi con voto a perpetua clausura. Per maggior decoro di cosi esemplare ritiro permise il patriarca Vendramin, mentre lo visitava a’i 7 gen-naioi6io,che il vescovo d’Adria Porzia potesse consagrare l’altare dedicato a s. Agostino nel lorooratono,i!chefu eseguito dal vescovo a’ dello stesso mese. Divenuto poi cogli anni rovinoso l’oratorio, allorché le monache pensavano a rinnovarlo incontrarono nuove opposizioni dal capitolo della chiesa, le quali però essendo state da sentenza de’giudici ripulsate ed escluse, fu colle pie olferte de’fèdeli rinnovato e ampliato il vecchio. Afine poi d’interamente liberarsi da vessazioni cotanto moleste, impetrarono nel 1669 da Clemente IX, che le loro persone e il sagro luogo che abitavano, fossero interamente e in perpetuo esenti da qualunque giurisdizione della chiesa pa r-locchiale, con che fu loro ridonata la quiete. Servì questa in seguito perchè molte oneste giovani, desiderose di servire a Dio in rigido ritiro, cercassero d’esser ammesse nell’angusto luogo; onde fu stabilito che l’antico numero delle 3 recluse dovesse accrescersi fino a 6, che ivi continuarono ad abitare fin al declinare del XVII secolo. Come però frequenti sempre più si rendevano l’istanze delle vergini desiderose di ritirarsi, e già la chiesa di s. Ermagora, sulla quale innalza -vasi il romitaggio, dava segni evidenti di non lontana rovinatosi i procuratori del religioso luogo sapendo eli’ era divenuto vuoto 1’ ospizio de’ minori francescani nel borgo di s. Trovaso, chiamato iu alcuni decreti del senato di s. JNicolò, nel sestiere di Dorsoduro, per essersi tradotti al nuovo convento di s. Bonaventura, deliberarono d’acquistare quel luogo capace per abitazione dell’eremite. A’ 12 agostoi6g3 ottennero facoltà dal senato d’ivi fondare un nuovo monastero, colla condizione che 6 solamente dovessero essere le monache, e dierono tosto mano i procuratori all’erezione del mona- stero, che per la maggior parte fu perfezionato per un pio e grandioso legato di Santo Donadoni, il più insigne benefattore del nuovo chiostro. A nche la chiesa sotto il titolo glorioso di Gesù, Maria e Giuseppe, chiamata ora però comunemente di s. Giuseppe o 1’ Eremile, fu in breve tempo e con ben ornata struttura fabbricata col soccorso di detto generoso legato, essendo stata ne’fondamenti riposta la medaglia riprodotta dal Corner, con l’immagine di Gesù e nel rovescio con l’iscrizione e l’anno i6g3, leggendosi in giro: 1?. Augii.':tini Translatio Eremita-rum. Tanta fu la sollecitudine della fabbrica, che potè nel seguente 1 6g4 il patriarca Badoaro trasferir 1’ eremite dal vecchio e angusto ritiro di s. Ermagora alla nuova religiosa abitazione; nè molto dopo il senato permise, che ampliar si potesse il numero delle monache per soddisfare a’pii desiderii di molte vergini supplicanti. Perchè però la religiosa casa avesse canonicamente il nome e la qualità di monastero, furono a nome delle suore presentate istanze a Clemente XI, ed ottenuto poi dalla s. congregazione de’ vescovi e regolari favorevole rescritto , il patriarca Barbarigo a’3 giugno «722 in solenne forma stabilì ne’nuovi fabbricati chiostri il titolo di monastero con clausura, e la più rigida osservanza della regola di s. Agostino, le monache prendendo il nome d’ Eremile Agostiniane scalze. Restò poi arricchita la nuova chiesa di molte e preziose Reliquie, e fra queste una ss. Spina veduta molte volte dal« le monache nel venerdì santo rosseggiare di vivo sangue; de’corpi de’ss. Agapito, Basilio, Benedetto e Filomeno martiri tratti dalle romane catacombe, e collocati negli altari della chiesa; una mano incorrotta di s. Giuliana vergine e martire,e le teste delle ss. Cornelia, Fausta, Vittoria e Vincenza martiri. Dichiara lo Stato personale, che la chiesa coll’unito monastero restò sinoal 1810 al-l’eremite agostiniane scalze, e dopo alcu-