della s. Sede in Costantinopoli presso ricuperatole Giovanni Vili Paleologo: un’altra greca di Metrofane II costantinopolitano patriarca,altestanti ambedue la promulgazione del concilio Fiorentino in Grecia, incognite sinora agli scrittori di storia ecclesiastica. Servono le ultime a dimostrazione ed apologia trionfale de’ dogmi cattolici contro Antimo, ultimo patriarca, ora deposto, di Costantinopoli (parlaidi lui nel vol.LXXXI,p.4>5,4■ 6, ¿¡.23 6427), visibilmente smentito anche dal monumento. E fu savio consiglio il collegare con una tale scoperta una tale apologia, perchè durerà così quanto la marmorea cattedra di Ma reo Evangelista. Non è quindi meraviglia se questa opera singolarissima per novità di trattazione, sia stata celebrata ne’giornali di Venezia, di Milano edi Vienna; e cheS. M. 1. R. A. f imperatore d’ Austria B'rancesco Giu-seppel,promotore munificentissimo degli ottimi studi, onorata l’abbia del premio della medaglia d’oro di 1.'classe,accompagnata con lettera del feldmaresciallo conte Radetzky, governatore generale del regno Lombardo-Veneto, piena d’amore e divozione alla Chiesa cattolica. Quasi appendice di quel lavoro è il ragionamento tenuto dall’autore giovedì 22 del cessato novembre alia pontificia accademia romana d’Archeologia. Aveva egli provato nell’opera maggiore, che l’iscrizione e-braica della cattedra dis.Marco era un’epigramma composto di due tetrametri ebraici frequentissimi nella Bibbia originale. E siccome molti ne ha pure la poesia de’fenici,da lui scoperta nelle iscrizioni de’loro monumenti, per non uscire allora dal seminato, promise che quanto prima l’avrebbe dimostrata egualissima nel ritmo e ne’versi alla poesia biblica degli ebrei. Attenne egli dunque la sua promessa ec.” Ma tosto trovai nella Cronaca di Milano de’ 15 gennaio 1856,p. 10. >j La Ca ttedra Alessandrina di s. Marco, del p. Giambattista Secchi della Compagnia di Gesù, Venezia 1854- Intorno 83 all’opera: LaCattedra Alessandrina di s. Marco del p. Giambattista Secchi ec. Articolo critico di G. I. A scoli ec., Milano presso lo stabilimento Volpato 1855. La cattedra vescovile che è nella stanza del Tesoro della basilica di s. Marco, si dice che fu donata nel secolo VII dall’imperatore Eraclio al patriarca di Grado, e che su di essa sedette s. Marco,quantunque a molti sembra essere una rozza fattura del secolo XI. E noto che il gesuita p. Secchi, venuto appositamente da Roma per esaminare alcune parole incise in questa sedia, con un ricco apparato di scienza le tradusse per Cathedra Marci haec: norma Marcia Deo mea est seni-per ad instar Romae, e ne conchiuse che questa leggenda basta a fiaccare gli eretici che negano fede all’ autenticità storica di questo monumento. Di tutt’al-Iro parere è il sig.r G. I. Ascoli, secondo il quale il p. Secchi non avrebbe intesa sillaba di siffatta scrittura : non essere aramaica, come il dotto gesuita avea asseritola essere ebraico-assiriaca, e non voler dir altro se non Evangelista in Alessandria. E' una discrepanza molto ordinaria negli interpreti degli antichi monumenti ”. Dopo la pubblicazione del ricordato orientalista, seppi che altro profondo orientalista, il dotto d. Michelangelo Lanci di Fano, già professore del-1’ università romana nella lingua arabica, era d’opinione che l’encomiato p. Secchi male lesse e spiegò l’iscrizione. Essere questa un’ iscrizione che riguarda quell’ebreo che pose gli accenti sulla Bibbia ; onde la sedia ov’è scolpita la compendiata iscrizione, fu tolta dalla sinagoga o scuola degli ebrei di Venezia, e trasferita nella metropolitana. In seguito pubblicò il seguente documento la Gazzetta uffìziale diVenezia de’7 aprile i858a p. 3o3. » La Cattedra di s. Marco. Dedicato questo giornale, qual è, alle notizie delle cose venete, non dubito punto sia per tornar assai grata a’Iet-tori di esso la partecipazione, che loro sia