ri. Allo ministero e pio, al quale è conforto l’uinanitìi, sostegno e compenso la religione; degnodi lodi lauto maggiori quanto sembra più certo, cbe il metodo sicuro di guarire gli alienati è una colai meta lontana e difficile, in cui vuoisi di continuo tenere conversigli ocelli, e verso la quu-le è d’uopo agognare di progredir sempre, senza lusinga di raggiungerla mai. E progrediscono in fatto verso queHa meta i padri Fate-bene fiatelli, e chi li assiste nell’ arduo imprendimeuto; a’quali è utile scuola il prò che recano a’Ioro infermi e i mezzi che lo procurano. De’ quali mezzi è lungo il novero e varia la natili a e le intenzioni, a seconda nou solamente delle specie diverse delle alienazioni, ma sì ancora delle condizioni varie degli alienati, dell’indole loro, della loro età, abitudini e via dicendo; non dico del sesso, perchè le donne non sono ammesse in queU’opizio (lo sono nell’ altro manicomio che i benfratelli hanno in Ancona, di cui riparlai nel voi. LXXXI1I, p. 43 e 73). E' rado che si adoperi la repressione, se si eccettuino i casi ne’ quali la ferocia della malattia la rende necessaria ; e allora è mite, umana e circo-scritta al solo impedimento, che il maniaco non rechi danno a sè o ad altrui. Ma I’ occupazione degli alienati in questi o quc'lu voi i, e la loro distrazione da ciò che più alimenti gli errori del loro intelletto, sono i mezzi principali de’qua- 1 i si valgono que’ buoni padri nella santa opera a cui intendono incessantemente. E la prestano ogni dì ad oltre 200 individui , clic abitano questo luogo di rigenerazione; de’quali è bello vedere come alcuni lavorano il tei reno , mentre altri attendono alle fucceude domestiche; chi monda le stanze, chi reca l’ac-qua o le legna, chi lava le biancherie;qui alcuni stanno intenti alla lettura d' un libro, lii altri alla copia d’una scrittura; vedi pure chi suona uno strumento, e chi danzu a quel suono. Diresti, che una mente tegola Ilice muove laute e tanto varie 611 azioni, e così è nel fallo; ma non è la mente degli sciagurati, a cui difetta; bensì è lo spirilo de’padri che s’insinua per entroa quelle vuote intelligenze, è si mescola e si diffonde per esse, e le alimenta di nuove idee, e così le riconduce inano mano al racquisto dell’antiche”. Si pou-no vedere le Tavole statistiche degli a-lienati che ebbero cura nel manicomio centrale maschile in s. Servolo di Venezia nel novennio 1847« 1855 inclusive, Venezia i856 tipografìa Armena di s. Lazzaro. 1 virtuosi benfratelli sono sparsi per lutto il mondo, ed è celebre l’Ospedale di s. Giovanni 1li Dio (/'.), colla casa generalizia, che hanno in Roma nell’isola del Tevere(V.). All’oriente di quest’isola è la seguente. 1 1. S. Francesco del Deserto. Isola nelle Lagune all'intorno di Venezio, da cui è circa 5 miglia distante, lungo il canale di Treporli, che prende il nome da quello del porlo posto all'esl di Venezia, formalo dall’Adriatico, alla foce del Sile, buono per le barche mercantili, e che pel Sileepe'canali interni comunica con Murano e Durano nelle Lagune. Toccai nel § X,n. 2 i,che nel 1220 il gran s. Francesco d’Asisi, tornando dalla Siria e dall’Egitto per ripalriare, approdò in Venezia e per l’ardente amore alla solitudine, si ritirò in una rimota isoletta situata non lungi da Durano e dal mare, tuttora coronata di cipressi e d’altri alberi; ed ivi con giunchi e legni formò un piccolo ora-toiio con ricovero per due religiosi, cioè per lui e per fr. Illuminato, passeggiando col quale copiosa moltitudine d’uccelli cantavano fra’virgulti. Il santo disse al compagno:Questi lodano Dio,accompo-gnomoli noi pure recitando l’ore canoni-die. Entrati fra’ virgulti dcU’isolelta, gli uccdli uè si mossero c nè cessarono di garrire. Ma il continuo strepito del loro canto non permettendo ad essi di salmeggiare e udirsi : rivoltosi il santo a quella moltitudine d’ innocenti musici, comandò loro di quietarsi finché avessero lei ini-