a68 bell'opera. Se ne coniarono pure una dozzina in nrgerilo e 1’ alile in bronzo.» Si tratta d’onorare un nostro concittadino che pose in opera ogni cura per innalzare ad un sommo tra’veneti, splendido e imperituro monumento. Le glorie patrie devono tomaie a tutti carissime, ed i veneziani che vanno ricchi di laute, non devono trascin are I’ occasioni che loro si porgono per onorare gl’ingegni ch’ebbero vita in queste lagune”. 22. Benedettine de’ ss. Biagio e Cataldo, nell’isola della Giudecca o Zuecca. Questa è un’ isola bislunga intersecata da vari canali, o piuttosto 6 ¡solette congiunte insieme col mezzo di ponti, che stendesi per lungo a mezzodì, ed a pochissima distanza dalla città di Venezia, e quasi gareggiando in lunghezza, si prolunga parallelamente ad essa, incurvandosi però alquanto nel mezzo, da occidente a levatile, e termina vicino all’altra isola di s. Giorgio Maggiore, formando così un canale molto esteso, che chiamasi volgarmente Canale della Zuecca. La fabbrica più osservabile di quest’ isola è il cospicuo tempio del Redentore de’cap-puccini. La parrocchia di tutta I’ isola è compresa nel uuinerodi quelle di Venezia, come notai nel §VHI, n.70 delle parrocchie, poiché I’ isola della Giudecca, benché disgiunta dalla città, ne fu sempre riputata una frazione appartenente al sestiere di Dorsoduro. La chiesa parrocchiale fu anticamente, e lo è anche adesso, quella dedicata alle ss. Eufemia, Dorotea e Tecla, di cui e dell’ isola riparlai nel ricordato § Vili, n. 70. Vi è il conserva-torio delle Zitelle con bella chiesa. Conteneva quest’isola fino al 1806 altre chiese, ed altri conventi e monasteri, ma più non esistono, come ss. Cosma e Damiano, bella chiesa e monastero di dame; s. Croce, monastero delle benedettine ; s. Biagio, ir» argomento; s. Giacomo, chiesa de’camaldolesi ; e s. Angelo, de’carmelitani : tutte fabbriche adorne di buone pitture e circondale da fertili ortaglie. Eravi pure un ampio collegio, diretto dai somaschi, e denominalo 1' accademia dei nobili, ove si educavano a pubbliche spese in buon numero veneti gentiluomini. Si vedevano pure due nobilissimi palazzi e altri buoni edilìzi, ma divenuti quasi tutti in cattivo stalo, essendo decaduta la floridezza di quest’isola; la quale conserva però bei giardini eoi taglie fertilissime a comodo e delizia degli abitanti di Venezia, particolarmente nella stagione estiva. Fu quivi da diversi anni eretta una casa di forza nel monastero di s. Croce. Gli abitanti si occupano per lo più ne’ lavori di corde, cuoio, cera, ec. ; e molti attendono alla navigazione e alla pesca, e sono ottimi marinari. Merita menzione lo stabilimento Baroni ad uso di conciato- io di pellami, già dichiarata fabbrica nazionale e per cui il proprietario nel 1823 ottenne il premio della medaglia d’ oro, potendosi asserire positivamente, essere lo stabilimento il più vasto e dovizioso di quanti del suo genere esistono nel regno Louibardo-Veneto. Vuoisi chea questa isola derivato sia il nome da’giudei che un tempo, o pe’primi, vi abitassero quan -do s’ introdussero in Venezia, secondo il Sansovino; il che però viene da molli negalo, e recisamente dal Moschini, il quale opina derivare il suo nome forse da un borgo di Costantinopoli, non mai dai giudei che non vi ebbero soggiorno. E certo che ne’ più remoli tempi fu delta 1Spina Longa, a cagione appunto della prolungata sua figura, quantunque prima del secolo XIV non sì estendesse tanto in larghezza, perchè quel tratto del-l’isola che riguarda la laguna, sino al principio di lai secolo era tutto paludoso, e soltanto nel i328 fu dal governo diviso in frazioni e conceduto a diversi cittadini, a condizione che a loro proprie spese ne alzassero e consolidassero il terreno, e vi fabbricassero case e magazzini, de’ quali ultimi anche al presente l’isola è mollo ben fornita. Tutti i luoghi in cui ragionai di quest’isola, gli ho