I 2 il candore dichiaro con dispiacere elio in sostanza, tranne alcuni argouienti di eccezione, appenu dovrò limitarmi ad una rapida monografia di tutto quanto l’imponente complesso accennato in mi-nialura. Perciò sono dolentissimo di non potere usare che in parie, e neppure di (ulte le opere riguardanti Venezia da me possedute. Che se nell833, per munificenza del glorioso e venerando Sommo Pontefice Gregorio XVI, fui ben felice e veramente mi deliziai, nel breve sog-giornoche feci in questa metropoli, nel-l’ammirare il ridente zaffiro delle sue acque, il limpido azzurro della sua marina, il seducente e sorprendente cumu- lo di sue bellezze di natura e arte, sebbene romano abituato al grande ed al meraviglioso; pure per la potenza dell’itn-pressioni allora ricevute ueH’animo, queste stesse ora mi accrescono il grave timore da cui sono compreso nell’uccinger-mi a laconicamente enumerai le. 1 medesimi e molti miei rapporti e relazioni, passate e presenti, di osservanza, di riverente amoreedi sincera intima amicizia, con ragguardevoli e rispettabili veneziani,di cui dovrò dire all'occasione alcunché per ammirazione ed alletto, aumentano il mio imbarazzo e le mie giuste apprensioni, pel contrasto che provo d’ossequio e di simpatia verso di essi, vagheggiando l'idea di non dispiacer loro, nel provarmi a superare gl’ insormontabili ostacoli con ogni sforzo di mia insufficienza. Se poi ad onta dell’ ingenuamente protestato, alcuno troverà il mio articolo alquanto prolisso con superficiale confronto di altri ,non calcolando il complesso grandioso d’uu subbictto ridotto in minime proporzioni; io prego ogni discreto lettore a voler riflettere eziandio a’delicati e doverosi riguardi, che io doveva usare verso un illustre metropoli dove si stampa sin dal 1840 questa voluminosa mia opera. Questi riguardi e sentimenti dominando il mio grato animo, io vorrei esprimerli con ellusioue, con dignità, e colla facondia della proverbiale grazia de’ veneziani. Stringo adunque il mio dire cosi 1 se alla franca ed alacre volontà, ed al divoto affetto e ammirazione che nutro per Venezia e pe’veneli tutti ; e se all’ ampiezza del gigantesco soggetto corrispondesse la capacità mia e lo spazio dell’articolo, nutrirei dolce lusinga di poter entrare ancor io nel novero de’suoi secondari ma affettuosi illustratori. Non potendomi poi diffondere in tutto,avverto che presso gli scrittori che andrò ricordando, stanno le prove critiche delle mie asserzioni. Senza più, se i gentili veneziani mi accorderanno benigno ed indulgente compatimento, in continuazione graziosa dell’elargitomi nel lungo svolgere di questa mia opera, il cui termine é già prossimo col divino beneplacito, esultante innalzerò un cantico festivo, fervido e riconoscente di lode, di giubilo e di gloria al loro celeste protettore s. Marco. § I. Lagune di Venezia, Murazzi, iso-Ielle. Strade, Canali, Barche. Approdo alla Piazzetta di s. Marco; il Leone alalo, simbolo di s. Marco Evangelista e stemma della repubblica veneziana. 1. Le lagune di Venezia, un tempo paludi Adriane 0 Atriaue,sulle quali abbiamo del co. Silvestri, Islorica e geografica descrizione dell’ antiche Paludi A-driane, colle notizie delle città antiche ci Adria e Gavella, Venezia 1736, secondo Strabone e Vitruvio, erano anticamente molto più estese, giungendo sin verso Padova ; ed oggi occupano, nelle provincie di Venezia e d’Udine, e in piccola porzione del regno d’ 1 Ìliria, una lunghezza di 35 leghe, colla larghezza media di 3 leghe. Lunga serie d’isole, chiamate Litorale, e generalmente sab-bionive, domina quasi da per tutto tra le lagune e il mare, lasciando 5 aperture, difese dall’artiglieria de’forti, 2 delle