seppellire i morii, senza porla re di tulle quelle che in Francia nel secolo IX, e forse pure a’ tempi di Carlo Magno, tro-vavansiall’oggelto di suffragare con messe e con altre pie opere I’ anime de’tra-passati, ma risalendopiultostoallesciiole (e Scholas grecamente denota una unio ne di persone, che danno opera e a qualche cosa attendono) de’ cantori, de’ camerieri, de’ fabbri, degli addobbatori dell’ antica Roma, I’ annalista vede ad esempio di quelle, per effetto certamente del moto e della prosperità del commercio e delle arti in Venezia, avere avuto principio in essa altre scuole, le quali poi collo stesso nome, o con quello di confraternite e di compagnie, con leggi, con vesti e con particolari adunanze in ogni città, in ogni terra e in ogni villa pressoché di mezza Europa anche adesso si trovano; dir dovendosi però, che prima dell’istituzione della scuola della Carità di Venezia non havvi memoria alcuna nella città di simili confraternite. Or, molti essendo a Venezia coloro che un’arte e-sercitavano, stabilivasi che ciascuno a quella attendere liberamente bensì potesse, ma che però si dovesse ascrivere ad un collegio, composto di persone della medesima arte, con leggi e costituzioni speciali, come le Università artistiche d’altri luoghi, con immensi pubblici vantaggi religiosi, civili e morali. Fissata la massima nel 1260, adunatisi alcuni cittadini il giorno di s. Leonardo nella chiesa a lui dedicata, della quale parlai nel § Vili, n. 31, istituirono una scuola col nome di Carità. Nell’isola della Giudec-ca fu la 1sua sede nel povero oratorio di s. Giacomo Apostolo, indi e stabilmente presso la chiesa de' canonici regolari di s. Maria della Carità, ove a benefizio de’ confratelli poveri e infermi s’innalzava spazioso spedale. Plaudendo tutta la città alla nuova istituzione, né mancandosi d’imitarla, altre scuole ben presto furono istituite sotto il titolo degli Evangelisti s. Giovanni e s. Marco, 393 sotto l’altro del martire s. Teodoro, le quali o per essere di compagni più abbondanti, o per essere più ricche, Scuole Grandi, ed anche Disciplinane, erano appellate, a differenza dell’altre, che più umilmente e più poveramente nascendo, Scuole Minori, o veramerite/'Vrt-glie, dicevansi, scuole però e fraglie tutte (a me sembra chetali vocaboli corrispon-dino, le scuole grandi alle Arciconfrn• temile, le scuole minori alle Confraterni-te), che annualmente molle e molte donzelle dotavano, che vesti, denaro e case (sic) a larga mano dispensavano iti dono, e dalle quali, in caso di bisogno, soldati traevansi. Da tutte queste liberali, provvide ed utilissime istituzioni non può certamente non ravvisarsi come da Venezia anche la ruggine della rozzezza antica incominciasse a sparire, e come la civiltà a passi grandi avanzò verso un perfezionamento maggiore. Per effetto adunque di quella migliorata condizione sociale, erano pure sistemati que’tanti o-spizi, i quali destinati a raccogliere poveri infermi, o pellegrini avviati per Palestina, denoininavansi Case di Dio o alla veneziana Càde Dio,per le misericordiose opere ivi esercitate. Tali furono anche in Venezia le confraternite e l’università artistiche, distrutte ne’primordii del corrente secolo. Qui specialmente dirò almeno delle 6 scuole grandi tanto celebrate, della cui magnificenza ci restano nobilissimi avanzi. 1. Scuola grande di s. Maria della Carità: nel § X, n. 11 ne ho trattato. 2. Scuola grande dis. Giovanni E-vangelista. Narra il Corner, della chiesa di s. Gio. Evangelista Scuola grande, che fra gl’illustri attestati che diede al pubblico di sua pietà la nobile famiglia Badoaro, uno fu I’ erezione della medesima da lei fondata nell’anno 970 nel sestiere di s. Croce. Contiguo poi a questa chiesa vi aggiunse Marco Badoaro nel secolo XI11 un ospedale, istituendovi un priore, la di cui elezione fosse in