'9° § IX. Chiese esenti di Venezia. T’ ab-Laziale prior ale di s. Maria dellaMi-sericordia, colla serie de’suoi abbati mitrati, loro prerogative vescovili e giurisdizione. La chiesa di s. Biagio di Castello parrocchia delti, r. Marina di guerra. La chiesa di s. Gio.' Battista del gran priorato Gerosolimitano del Regno Lombardo-Vene-toj e della demolita chiesa di s. Maria in Broglio detta V Ascensione. i. S. Maria della Misericordia, ossia priorato abbaziale di s. Maria di Val Verde, nel sestiere di Canalregio, nel sito detto anticamente Val Verde per essere coperto di terreno assai erboso, Nitl-lius dioecesis. Procederò col Corner, col -lab. Cappelletti, e cogli altri scrittori che nominerò in progresso, essendo tuttora giuspadronato della sua fondatrice, la famiglia Moro, ed immediatamente soggetta alla s. Sede, affigliata nell835 alla sagrosanta basilica Vaticana. Sulla primitiva sua origine non ci pervennero sicure memorie, tranne il riferito dal San-sovino. Egli uarra, che nel g3g Cesare Giuli, famiglia poi Dominala degli An-dreadi, fabbricò una chiesa in onore della B. Vergine Maria sotto il titolo della Misericordia, cognominata dal detto suo- lo di Val Verde; che da eremiti nel suo principio, e poi da’frati professanti la regola di s. Agostino, sotto il governo di particolare priore, fu custodita e uffizi a-ta; e che periti nella peste, forse in quella del i348, lutti i frati, il priore Pietro Donato unico superstite da quel contagio, con autorità pontificia ne costituì e-lede la patrizia famiglia Moro, onde ad essa ne derivò il diritto di cui gode di pieno e libero padronato. Osserva I’ ab. Cappelletti, quanto all’asserto fondatore e nuovo patrono, essere contraddetto dalle dichiarazioni autentiche del priore della medesima Luca Moro nel 136g, al patriarca gradese b. Francesco Quirini, allorché qual delegalo apostolico d’Ui bano V, ne visitò la chiesa e il priorato.Dichia -rò il Moro di riceverlo in riverenza del Papa come suo commissario, ma di non voler affatto ader ire a qualunque cosa che il prelato come patriarca di Grado avesse decretato o stabilito in quella priorale giurisdizione, il cui padronato era Domi• nomini de Cha Moro de Venetiis funda-torurn et patronorum. Dunque non dalla sola famiglia Giulia, ma anche dalla famiglia Moro devesi derivare la fondazione di questa chiesa, e del suo priorato e chiostro, come riferiscono i cronisti e rilevò Corner. Nè solamente la qualità di fondatore, ma di 1 ? e assoluto fondatore trovasi attribuita nel detto 1 36g, a Marino della parrocchia di s. Simeone profeta, avo del nominato Luca Moro, nel processo o atto di visita apostolica del memorato patriarca, insieme al propinquo ospedale, avendo dotato l’uno e l’altra; e riconoscendosi nella famiglia Moro il jus di eleggere e stabilire il priore di entrambi. Dalla dichiarazione del patriarca è facile il dedurre, che la fondazione della chiesa e del priorato avvenuta nel g3g, per opera delle due famiglie Giulia e Moro, avea dato bensì ad esse il diritto giuspadronale; ma poi estinta probabil-tnfente lai.*, poiché non se ne trova più traccia,e spenta eziandio la comunità de’ frati per la detta peste, 11’era stata posta in dubbio e contrastata da’ vescovi di Castello la proprietà nella superstite famiglia Moro, e perciò s’invocò la mediazione del metropolita di Grado; il quale siccome dotto e santo, impetrò e ottenne dalla s. Sede la facoltà d'operare, coll’autorità d' apostolico delegato. Per cui questi, in vista delle beneficenze largite di recente da Marino Moro e da’ suoi figli a questa chiesa e al priorato, lo riconobbe e dichiarò primo fondatore e patrono; quasiché iti sul cominciar del secolo XIV, quando appunto Marino viveva, se ne a-vesse a ripetere la fondazione e l’origine; tante e sì generose u’erano state le beneficenze e le largizioni; e fors’anche Mari-