?.6 Tornando adesso al nostro proposito, le pubbliche prigioni stavano sullo il palazzo ducale, sull’ angolo verso ¡1 ponte della Paglia, ina dopo l’incendio avventilo nel palazzo nel 1.577, avendo ¡1 governo stabilito di trasferirle di là dal rivo die scorre lungo esso palazzo, nel i58g cominciò a fabbricarle dove tuttora sono e descrissi nel § XII, n. 2, «ingiungendole al palazzo col Ponte de’ Sospiri, potile coperto che accavalca il rivo, mirabile per la sua ardita, solidissima e ornata marmorea costruzione all’ elevala altezza dell’ultimo piano delle prigioni medesime. Internamente e diviso da due corridoi con separati ingressi.Esso fu sempre nominato, d’altora in poi, il Ponte de’ Sospiri, perchè gl’incolpati ed i rei erano per tal ponte condotti sospirando od a costituirsi o ad udire la loro sentenza. Quivi quell’ allo e strano ingegno del lìyron scrisse una parte de’ suoi versi co’ quali compose il 4-° canto del suo Pellegrinaggio. Mentre poi delle prigioni venete dovrò parlar nuovamente ne' luoghi citati, a difesa del saggio governo della nobilissima repùbblica ; noterò col Corner, che avendo nel secolo XIII il doge Pietro Ziani eretto nel palazzo ducale la cappella di s. Nicolò, fu in seguito decorata di spirituali indulgenze da Urbano V, a favore di chi visitandola avesse somministrato limosine in soccorso de’carcerati custoditi nel medesimo palazzo ducale. Ma basti di queste tetre memorie, e torniamo a ricreare Io spirito con quelle del-l’arti belle e delle scienze. 3. La Snla del maggior Consiglio, ora Biblioteca Marciana tanto rinomata (lunga piedi veneti i54e larga 74, ove concorreva chiunque aveva veste patrizia, e ove si eleggevano i magistrati, e si dispensavano gli uffizi), è d’una ricchezza che sorprende insino dal primo ingresso. Divenne biblioteca e museo nel tempo del legno d Italia. E ricca di oltre 100,000 volumi, e di 5ooo e più codici e mss. greci, latini, italiani ed orientali; di che le si resero benemeriti, oltre i fondi dello stato pe’moderni acquisti d’incremento, il celebre Cardinal Bessarione, e i patrizi Farsetti, Giustiniani, Itecanati , Zulian, Nani, Molin, ed eziandio il suo illustre bibliotecario Jacopo Morelli prete veneto, denominato il principi', de'bibliotecari come eccellente bibliografo, e di cui abbiamo : Della pubblica Libreria di s. Marco in Venezia, dissertazione storica, Venezia 1775, presso Antonio Zatta, Egli parla della biblioteca primaria di Venezia detta di s. Marco e perciò Marciana, quando stava nell’edifizio suo che dirò poi, e da dove nel 1812 fu trasferita nelle stanze ducali, di cui vado discorrendo. La dissertazione, piena di bella erudizione, fa mostra della molta diligenza usala dall’autore nello svolgerne accuratamente l’origine ed ¡progressi; rimarcando, che per la rarità de’codici suoi, è una tra le celeberrime d’Europa. Il grande aretino Petrarca, ristoratore delle belle lettere latine e italiane, come del buon gusto filologico, l’incominciò neh 36o colla donazione da lui fatta alla repubblica veneta di tutti i suoi preziosi libri, sebbene tale generosa disposizione per vari ignoti accidenti non ebbe luogo che in una minima parte. Laonde al dottissimo greco Cardinal Bessarione (che in tanfi luoghi celebrai), si deve propriamente la lode d’esserne stato il fondatore; mentre altri ne limitano la gloria ad averla notabilmente aumentata nel 1460, ed altri soggiungono che nel 1468 le donò pure 900 codici greci in nome di Giovanni Paleo-logo. Afferma il Morelli, che il cardinale le donò 1’ ampia e sceltissima raccolta di libri e di mss. sommamente rari che possedeva, per essere la portentosa arte della stampa da poco tempo inventata. A disporli in buon ordine fu invitato nel seguente secolo dal senato il Sansovino, ed egli die’ il disegno del celebre edifizio che la custodi sino agli accennali primi anni del secolo corrente, per servire di pubblica bibliote*