apostolo e Nicolò vescovo. Mentre l’acquirente avea dato il quadro in cauzione per lire4833, e non restituendo In somma, stava per vendersi al declinar del 1 828 , allora il prelato intraprese animoso di rivendicarlo, per restituirlo alla sua chiesa, dov’era stato ammirato per oltre a 3 secoli. Con ardore e fermezza nulla ri-sparmiò,per ottenere il lodevole intento, anche colla penna contro il valore d’accreditati forensi ; ed ottenne dopo un decennio di calde diinicazioni, coronate da i 2 favorevoli giudizii, di poter restituire nell’aprile i83g tanto gioiello a quelle mura, che disperato avevano di rivedersene impreziosite. Indi di tanta opera fece eseguire un litografico disegno, poiché il quadro non era mai stato pubblicato colle stampe, onde ristorarsi in parte dalle spese del foro e dalla restituzione del prezzo della vendita, non che dal nettamento del dipinto, il tutto ammontato a oltre i4oo fiorini fini, e senz’essere soccorso da chi pur lo doveva ! 11 geueroso e benefico Giuseppe Antonelli assunse le spese della litografia, offrendo il ricavato dallo smercio a vantaggio dell’abbazia-le, bisognosa di robuste provvidenze, per ripararla dal sofferto ne’904anni di sua esistenza. A questa ventura l’altra segui della volonterosa ed artistica illustrazione del dipinto, del valente e eh. Zanot-to.Coronò l’opera la preziosa condiscendenza dell’arciduca Federico d’Austria, onde la litografia fosse a lui intitolata.Con tanti conforti, sperare il prelato, fra non molto dare a’veneziani e a’forastieri, nella quasi dimenticata ecadenteabbaziale,per simmetria di riduzione, e per numero di raccolte pregevoli opere di pennello e scalpello, un monumento nou disaggradevole al guardo degli amatori e cultori dell’arti belle. Segue l’illustrazione della tavola del Cima, il quale giunse a dipingere quanto il suo maestro Gio. Bellini, imitando tutte le bellezze di sua 1/ maniera ; non senza avere certi modi suoi propri, complesso di pregi che fece chia- •99 marlodal prof. Teodoro Matteini, il Raffaello della veneziana pittura. 11 eh. Za-notto da par suo tutti quanti rilevò i meriti singolari dell’eccellente dipinto, perciò con incremento di valore e d'ammirazione dichiarandolo la gemma più splendida dell’abbaziale » già ricca per molte opere d’arte d’ogni maniera, procurate dall’ottimo e magnanimo prelato, il quale certo vivrà nella memoria degli uomini pe’grandi sagrifizii da lui compiuti 3 decoro della sua sposa, la chiesa abbaziaìe di s. Maria della Misericordia.” Il nobile Gianiacopo Fontana anch’egli con erudito articolo volle celebrare la cospicua ab-baziale, quale unica aperta in Venezia,al-le rovine de’secoli e delle rivoluzioni superstite, avente ancora i vecchi muri che da 3 parli la chiudono; la cui facciata rustica antica, fu rifatta nel dettoi659,col sepolcro del senatore Gasparo e il suo ritratto in marmo. Le grandi benemerenze di mg/Pianlon con giusto e magnifico encomio, tutte enumerandole con affetto; e siccome in buona parte già con altri feci il simile anch’io, dal bell’artico- lo pubblicalo nel Faglio di Venezia e stampato a parte, ricaverò il non rimarcato e riferito, oltreché in esso trovasi riepilogalo il detto dagli altri.L’altare marmoreo di s. Mattia, ed i simili sedili e spalliere, costaronoa’camaldolesi 12,000 ducati. Nella chiesa abbaziaìe vi furono inoltre trasportati: da quella di s. Maria Maggiore, il monumento di Luigi Malipiero; da quella delle Convertite due altari; da quella di s. Agostino, 12 croci di marmo. Che il redento quadro del Cima stava per rivendersi 800 zecchini. Che il dipinto del Palma, ossia Lazzaro risorto, per le sue grandissime dimensioni, da non capire nell’ abbaziaìe, fu collocato nella gran sala del palazzo Pesaro a s. Eustachio. Lodò i disegnatori Vasou e Masutti, e gli esecutori delle due litografie Fontana e Azzola, per essere equivalenti a incisioni perfette, il ritratto delle quali e delle loro illustrazioni venne impiegato