tre il presidente della sezione, avvocato Divaz, tiene un violentissimo discorso contro l’Italia, nelle vie principali vien fatta circolare una grande barca simbolica intitolata Zadar (Zara) con una scritta sulla vela che dice: « Istria, Pola, Trieste, Fiume, Gorizia! Custodite il nostro mare! ». E intanto comincia il massacro dei leoni veneti. Nel mese di giugno 1931 a Veglia è sconciamente scalpellato, con lo stesso grossolano furore ricomparso poi nel dicembre 1932 a Traù, il Icone di San Marco che ornava il pozzo del Palazzo del Municipio. Si mascherano anche con cemento sei altorilievi di pietra raffiguranti fatti della storia di Venezia, con le relative iscrizioni, posti sulla facciata della casa occupata dall’ufficio postale telegrafico. La sottoprefettura, approvando la distruzione, aveva promesso di murare al posto dei leoni una lapide ricordante la liberazione dall’Italia. E fino al gennaio 1933, come s’è visto, la polidca dei leoni non muta. Dalla radio alle canzoni Tutti t mezzi sono messi in azione per tener vivi gli spiriti contro l’Italia, educarli all’odio e al disprezzo, esaltarli nell’idea di una suprema missione da compiere, stimolare le loro voglie violente, prepararli alla guerra convergendoli a tappe forzate verso un solo obicttivo. La Società delle Nazioni, che si occupa fra l’altro della pacificazione degli spiriti, e quei giornali stranieri che hanno l’aria di scoprire una rinnovazione di spirito aggressivo dell’Italia contro la Serbia, hanno qui largo campo di indagini e di constatazioni. Contro l’Italia è mobilitato in Jugoslavia anche il cinematografo. Quando VArtistic Film di Belgrado ha composto una pellicola « Per l’onore della Patria », nel quale si vorrebbero illustrare con alquanta fantasia le fasi dell’azione bellica serba, durante la guerra, tutte le truppe straniere- francesi, inglesi, e