— 22 — della sua epoca, le mancherà tutto quello che la nazione avrà acquistato lavorando e combattendo dopo il suo distacco dalla vita nazionale. Nel fatto una frontiera politica vuol dire molto più di quanto non si creda. Yuol dire, la mancanza di un contatto immediato con la nazione e la forzata partecipazione allo svolgimento della politica e della civiltà di altri popoli. Gli italiani dell’Austria da cinquanta anni sentono che per essere veramente italiani devono essere uniti al Regno d’Italia; sentono che la dominazione austriaca, anche se non fosse ostile, implicherebbe lo stesso una deformazione continua della loro individualità nazionale; e sono irredentisti. Se non fosse altro, basterebbe pensare alla esclusione dall’impresa libica ed al rinnovamento politico morale ed intellettuale della nazione a lei congiunto, per capire quanto deve essere gravosa la separazione a quelli che hanno una coscienza nazionale. * * * Contro quelli che favoleggiano di interessi economici, di egoismi, di trame, noi affermiamo che l’irredentismo è uno spontaneo e necessario fatto spirituale. Si potrebbe dire per ora un puro fatto spirituale. Molti stranieri, vedendo questo sentimento così forte, così fondato, tanto entusiasticamente proclamato in tutte le possi- — 23 — bili occasioni, immaginano che esso, per forza, debba estrinsecarsi in una azione pratica e sognano congiure, rivolte, guerriglie, bombe, che non sono mai esistite. Molti italiani, vedendo proclamata la necessità di questa annessione, credono che si voglia imporla all’Italia immediatamente con pazza fretta, anche se l’Italia non sia pronta. Ma non è vero. L’irredentismo di Trieste che non è un partito, non è legato a nessun interesse e a nessun apriorismo politico, sa fare i suoi conti con la realtà e aspettare pazientemente la sua grande ora. La sua profonda verità storica e psicologica fa sì, che l’irredentismo possa vivere anche senza il nutrimento della azione diretta e violenta. Come l’amore per i genitori rimane vivo per il figlio che da loro è lontano, anche se per avvicinarsi a loro nulla egli può tentare, così l’Italia irredenta ama in una triste attesa senza tentativi la madre comune. * * * Come il nostalgico della patria lontana, nella sua sconsolata tristezza, non pensa concretamente alle vie che dovrà seguire quando si metterà in marcia per il ritorno, nè all’orario che dovrà tenere; come egli non vede la città natale divisa in quartieri, intersecata da strade, insozzata da fango, bagnata da fontane, ma una confusa immagine complessiva avvolta da una nube, alla quale pensa d’esser giunto, non ap-