- 30 — romantici fautori di una fratellanza di popoli, difensori di vecchi privilegi aristooratici del Comune, ombre di rivoluzionari italiani, anime di intellettuali frondisti. Che cosa li univa? l’Austria. L’Austria di Mettermeli e di Bach era assolutista, clericale, antitaliana, ostile alle autonomie comunali. Chi non aveva qualche cosa contro di lei? Il tempo dissipò le nebbie e concretò le idee. Lo stato confessionale in quell’epoca pareva intollerabile, e anche i più devoti credenti vi si ribellarono; il governo voleva imporre agli italiani la istruzione tedesca, e anche le anime più legalitarie si infiammarono di ribellione ; gli slavi, aizzati dall’Austria, infierirono con feroce violenza, e anche gli utopisti più miti corsero alle armi. A pochi passi il Risorgimento italiano splendeva come un faro. Nella notte oscura i naviganti del mare nero tentano istintivamente lo sguardo alla luce che splende. Quell’ avanguardia divenne italiana, liberale, antislava, irredentista. Si poteva pensare alla rivoluzione ? Quando la coscienza nazionale a Trieste si concretava, in Italia il risorgimento finiva, e Custoza e Lissa mettevano l’ultima pietra sulle prime speranze. Nell’agosto del 1868 il nuovo moto squillava la prima diana fra i tumulti ed il sangue ; ma non era il primo tentativo della riscossa; era l’urlo di un uomo che, svegliandosi finalmente dal sonno, si trova invincibilmente le- — 31 — gato con catene di ferro e grida lo strazio del-l’inutile risveglio più angoscioso del sonno. L’Italia non avrebbe potuto fare la guerra per liberare Trieste. I patriotti volsero sconsolati lo sguardo al paese : erano una piccola minoranza. La rivolta li avrebbe schiacciati e il loro ideale sarebbe scomparso, perchè essi erano pochi e ancora lontani dal popolo. La via era chiara: nell’attesa di tempi migliori diffondere la coscienza della italianità fra tutti; dare al popolo una educazione linguisticamente e moralmente italiana; costituire una vita italiana nella città; sottrarre la cittadinanza agli influssi dell’azione governativa austriaca. Si cominciava così una propaganda fra il popolo per trascinarlo in breve tempo a quella rivolta che avrebbe ricondotto Garibaldi in guerra? 0 si voleva soltanto la formazione naturale e lenta di una coscienza nazionale, per istintivo amore della patria, senza una finalità rivoluzionaria, lasciando al destino la soluzione definitiva del problema? Forse alcuni vedevano la politica cittadina in un modo, altri nell’altro. Intanto non c’era da far distinzione. La coscienza nazionale fra il popolo esisteva ancora poco, e a qualunque mèta si volesse poi indirizzarla, bisognava prima lavorare tutti insieme a costituirla; e già questo solo bastava ad assorbire la attività di intere generazioni. Per fortuna, più che sognatori, Trieste ha avuto sempre uomini pratici. Per avere una