stria, dopo che la Francia aveva preso Tunisi e l’Italia stava per entrare nella Triplice Alleanza ; fece una congiura secreta per farsi scoprire e sacrificarsi; si fece impiccare per assassinio senza voler uccidere. Tutto il suo atto culmina nel suo testamento politico: un grido di dolore e di riscossa, un canto di poeta morente e di eroe non macchiato di sangue. E il suo martirio fu per questo completamente inutile e sovranamente bello. Da qualche tempo l’irredentismo va cambiando natura. I tempi sono mutati e il sogno si colora e assume parvenze di prossima realtà. Con la possibilità di una realizzazione, si comincia a pensare ai modi ed ai mezzi. Si squarciano le nubi dello sconsolato entusiasmo; si comincia a distinguere l’azione dal clamore. La politica si fa strada; l’irredentismo sta per entrare sulla via del nazionalismo. Ili — II partito della patria. L’irredentismo dunque non è stato mai politico, perchè non poteva mai esserlo. La impossibilità della sua immediata realizzazione e le conseguenze disastrose di ogni eventuale tentativo, gli tolsero ogni possibilità di agire e di manifestarsi in una preparazione o in una propaganda diretta e violenta. Allora sono dunque gli italiani di Trieste una massa di gente che sta inerte nel suo paese, sdraiata nel sogno della libertà, aspettando nella penombra del sonno che spuntino sull’ orizzonte le navi con la fiamma di combattimento sull’albero maestro ed il vessillo tricolore a poppa? Forse lo credono alcuni fra gli italiani, ma costoro dimenticano due cose: la prima, è che i movimenti politici non nascono dal nulla, vivi e perfetti, e che hanno invece irn lungo e faticoso svolgimento. La coscienza nazionale, dal buio della mentalità austriacante del ’48 triestino, si è svolta lentamente, con una lotta continua contro la passività bestiale delle masse, gli egoismi dei singoli, la forza del passato, l’ignoranza, l’impurità del sangue. L’irredentismo ha