— 198 — Trieste italiana non sarà, come molti hanno detto, una città ancora minacciata da invasioni slave o da ambizioni tedesche : un punto debole per noi, una porta aperta della nostra casa. Ciò sarebbe se noi fossimo materialmente e moralmente i più deboli; se il nostro avvenire dovesse essere un avvenire di decadenza. Invece gli altri popoli stanno esaurendo il loro contenuto ideale e si avviano alla disgregazione; l’Italia sta forse elaborando i nuovi principi che daranno il nome al secolo che ora si inizia. Sul confine di tre popoli, Trieste città italiana potrà essere un emporio donde partiranno merci, uomini, idee dall’Italia; un centro dove si irradierà la nuova morale sul mondo; la porta per la quale non entreranno nemici, ma dalla quale l’Italia partirà per le future conquiste. — La città borghese. Un giorno guardavo Trieste al tramonto, dal ciglione del Carso. Cinta da un velo di nebbia, la citta con le case ancora bianche nella penombra riposava sul mare; la punta di S. Andrea si protendeva senza spigoli e senza distacchi acuti di colore sull’acqua bruna. Non era la città medioevale terribile di muraglie e di torri, con l’apparenza di chi aspetta sempre impavidamente l’assalto; non la città romana bianca di colonne e di marmo. Soffusa di nebbie, punteggiata di pallide luci, si estendeva molle sul mare aspettando senza difese, senza ritrosie, il conquistatore dal mare. B Trieste aspetta. Se dicessi che Trieste aspetta la liberazione, direi una verità diventata luogo comune, e oltre tutto, inesatta e inadeguata. Inesatta e inadeguata perchè la liberazione di Trieste veramente anche solo come cambiamento giuridico e politico sarebbe già un gran fatto ; ma essa contiene di più nelle sue conseguenze, qualche cosa che è difficile esprimere in molte parole, e impossibile ripetere con la parola sola e abusata della libertà.