— 222 — “ Tuttavia i braccianti triestini, pur sapendo che avrebbero dovuto per il momento e forse anche per oltre un anno accontentarsi di guadagnare fra 10 e 15 corone la settimana, orano contenti deL sacrifizio loro imposto dalle circostanze per potere avere un giorno la sicurezza di guadagnare la intera settimana. I primi lavori incominciarono subito dopo l’inaugurazione del nuovo porto. Naturalmente si trattava di un piroscafo o al massimo di due; ma intanto il lavoro si iniziava e i 100 iscritti si presentavano ogni giorno al lavoro pur di vedere che almeno qualche decina di loro riuscisse a lavorare. I primi lavori furono compiuti così fra la generale armonia. Tanto che i commerciami e i capitani dei piroscafi dichiararono che in modo migliore non avrebbero potuto procedere, sia per la rapidità, sia per il riguardo ai colli, sia anche per il vantaggio stesso dei Magazzini generali. “ Le Direzione dei Magazzini generali aveva chiesto se fossero disposti alla preparazione delle tele per la pulizia, lavoro che non forma parte delle consuete occupazioni dei braccianti. La risposta fu precisa : Pur di poter guadagnare il pane onestamente siamo disposti a tutto. Ma ecco che di punto in bianco tutto va a rotoli. “ In questi giorni vennero iscritti 64 sloveni nella stessa lista dei 160 braccianti iscritti a — 223 — tempo debito. L’iscrizione di questi 64 individui fu imposto contro ogni principio di equità in seguito a pratiche di deputati sloveni e dell’organizzazione del Narodni Doni. “ Si dice che il segretario di questa organizzazione si sia scusato della mancata iscrizione a tempo debito dicendo: io non leggo i giornali. “ Risulta chiaro che per disposizione dall’alto (cioè della Luogotenenza n. d. r.) si tende a rovinare i nostri braccianti ; mentre dalle liste nengono esclusi oltre cinquanta triestini ; affermando che il lavoro non era sufficiente, si iscrivono poi altri 64 individui. “ Purtroppo il danno non ricade che sui braccianti triestini perchè questi non aspettano il pane che dal proprio lavoro, mentre i 64 sloveni se anche non avessero ogni giorno lavoro, hanno certamente alle spalle l’appoggio delle banche slave che da parecchio tempo si vanno facendo sgabello alle mene degli agitatori politici sloveni nella nostra città. Oramai non vi è più dubbio. Non più lontano di ieri alcuni braccianti sloveni, presentatisi al lavoro, lo ebbero. Non basta, ma mentre per i braccianti triestini regolarmente iscritti si pretesero i libretti di lavoro e quelli della Cassa distrettuale per ammalati, agli sloveni — a quanto si afferma — non si richiesero tali requisiti. “ Questi i fatti nella loro semplice ed eloquente chiarezza.