— 79 — suo stato è grave e si decide di trasportarlo alPOspedale di Fiume dove è ricoverato il giorno seguente. Dopo un mese, passato fra morte e vita, Lusina, non ancora ben guanto, ritorna il io novembre a Veglia. Da questa data sta in osservazione del medico Amedeo CJobau, addetto aU’Ageozia consolare italiana, il quale gli riscontra una pleurite con versamento pleurico. Il 4 dicembre il Lusina, ch’è anche un gioioso sportivo, si reca al campo di calcio ma deve abbandonare la partita per forti dolori all’ipocondrio sinistro, il dottor Cobau lo esamina e il 5 dicembre chiama a consulto il medico distrettuale jugoslavo, dottor Stanich, col quale accerta che si tratta di una complicazione derivati dalle precedenti ferite. Il dottor Stanich è tanto sicuro del fatto che non esita a rilasciare per iscritto la gravissima diagnosi. Poche ore dopo Lusina muore. 11 6 dicembre tutta Veglia italiana tributa a questa vittima dell’odio jugoslavo solenni onoranze funebri. Ma da parte jugoslava si diffonde la notizia che il giovane italiano è morto di morte naturale e questa versione viene accreditata a Belgrado. In un primo tempo si ottiene che sia fatta una autopsia alla presenza dei due medici, italiano e serbo, Amedeo Cobau e Stanich : ma le autorità jugoslave di Veglia resistono affermando che la pre-senza del medico italiano è contraria alla legge e offende la dignità ed il prestigio dello Stato jugoslavo. Passano dicci giorni e soltanto il 16 dicembre la povera salma italiana viene dissotterrata e sottoposta all autopsia, fatta però, con l’esclusione del medico italiano, solo da due medici jugoslavi i quali dichiarano alla fine che il Lusina è morto in seguito ad ernia dia* frammatica. Forte di questa dichiarazione il Ministro degli Affari Esteri di Serbia, Jeftich, pilo anch’egli assicurare che Carlo Lusina è morto di morte naturale. Un aspetto tipico del movimento terroristico conno gli italiani in Jugoslavia è costituito, sulla fine del 1932, dal sempre più diretto intervento di funzionari, militari e gendarmi serbi. Il r. ottobre 1932 l’autista italiano Nicolò Bailo è fermata