- 142 — contraria alle opinioni delle autorità superiori. Tutti questi erano naturalmente, per quanto timidamente, italiani. Quando cominciò la politica nuova del governatore, costoro furono torteg-giati, sorpassati, licenziati, umiliati per far posto ai burocratici slavi. Per quanto buoni austriaci fossero, erano meno sicuri, e certo nella politica antitaliana, meno battaglieri degli slavi; e furono maltrattati senza riguardo. Ebbene, perseguitati perchè italiani, essi si sentirono finalmente italiani e passarono dalla parte degli oppositori. Così le nostre falangi si sono completate e la politica governativa ha avuto un nuovo scacco. Tutto quello che ho narrato ci ha portato alla grande vittoria elettorale nelle elezioni amministrative del giugno 1913; ma non c’è da dormire sugli allori : il Governo continuerà con tutti i mezzi a favorire gli slavi. Dopo il fallimento della politica austriacante e socialista, lo slavismo è rimasto l’unica arma che il Governo può adoperare contro l’italianità di Trieste. Arma pronta e potente perchè oramai i tempi sono maturi per un assalto aperto, diretto e generale degli slavi contro di noi. È vano sperare che la crisi balcanica, l’irredentismo slavo, le condizioni interne della Monarchia, le relazioni con l’Italia possano persuadere il governo a cambiar politica. È falso che a Trieste il governo tema o debba temere più l’irredentismo slavo che l’italiano. — 143 — Come già ho detto, gli sloveni non possono volere la loro annessione a un Regno serbo, dove avrebbero una posizione secondaria per ragioni geografiche, e sarebbero magari nazionalmente e religiosamente trattati male, essi sloveni cattolici, dai serbi ortodossi. Questo il governo lo sa, e perciò a Trieste non si è mai preoccupato troppo dell’irredentismo slavo. Invece, dovunque voglia volgere la sua politica, l’Austria trova contro di sè l’Italia e gli italiani. La stessa paura dell’irredentismo serbo è congiunta ad una ostilità verso l’Italia. Mentre la Russia, che, come nel 1908 e nel 1913, così anche nel futuro, potrà esser sempre tenuta in iscacco dalla Germania, per i serbi difficilmente potrà fare qualche cosa; i serbi sperano nella revisione generale dello stato di possesso nell’Adriatico per iniziativa dell’Italia. E rivedere lo stato di possesso dell’Adriatico per l’Italia vuol dire chiedere Trieste, che l’Austria ha, e Yalona, che l’Austria vuole avere. L’Austria non può agire contro la Serbia perchè l’Italia per lasciarla fare domanderebbe compensi. E questi compensi non potrebbero essere, di nuovo, che in Albania o nell’Adriatico settentrionale. Urge dunque dall’Austria di fare che Trieste cessi di essere al più presto italiana, per togliere all’Italia almeno il motivo nazionale e sentimentale delle sue aspirazioni.