- 52 — difesa nazionale, l’immigrazione trentina. Talentino Pittoni e il principe Hohenlohe visitavano insieme le corazzate imperiali ; il capo dei socialisti pranzava a casa del ministro della guerra. Come alla naturale fiacchezza nei rapporti con lo Stato, si aggiunse l’alleanza governativa a costringere rigidamente e irrevocabilmente il partito socialista nella linea dell’austriacantismo; così il naturale internazionalismo slavofilo dei socialisti, per forza di cose, si tramutò col tempo nel completo loro asservimento al nazionalismo panslavista. Da una parte, fra gli operai inscritti nel partito socialista, c’erano numerosi sloveni i quali, intransigenti come tutti gli slavi, non avrebbero patito che il partito facesse cosa alcuna contraria, non pure alla loro nazionalità, ma addirittura nemmeno al loro nazionalismo. E i socialisti italiani, avidi di trionfi elettorali, e forse più ancora di quote settimanali per i loro molteplici segretariati, non potevano e non volevano disfarsi di questi alleati prepotenti, ma necessari o per lo meno redditizi. Dall’altra parte, per vincere nelle elezioni anche parziali vittorie, era evidente che i socialisti avevano bisogno dei voti anche del partito slavo nazionalista. Da ciò la necessità di fare una politica che incontrasse il favore della cricca panslavista del Narodni Dom. Così, quando gli italiani vollero fare un comizio contro l’istituzione di un ginnasio croato — 53 — a Pisino, i socialisti lo impedirono con una violenta ostruzione; quando gli slavi vollero una scuola popolare nella città, i deputati socialisti Pittoni e Oliva andarono a chiederla al luogotenente; quando in Consiglio Comunale si votò l’assegnazione di un sussidio alla Lega Nazionale, assieme agli slavi protestarono i più autorevoli socialisti; quando gli operai italiani del porto si misero in ¡sciopero, per protestare contro una sleale concorrenza slava suscitata dal governo, i socialisti italiani piantarono in asso gli operai italiani. Nelle elezioni comunali del 1909 i socialisti misero nella lista dei loro candidati in città, due slavi, ed ebbero in premio i voti degli slavi clerico-nazionalisti nei ballottaggi ; e dopo aver visto la reazione, che tale vigliacca resa agli stranieri aveva suscitato negli italiani, nel 1913 misero di nuovo due slavi fra i loro candidati, per avere di nuovo i voti degli slavi nei ballottaggi. * * * Più che in nessun altro luogo, l’internazionalismo socialista, ha dimostrato a Trieste la sua falsità teorica e la sua impossibilità pratica. Il postulato essenziale dell’ internazionalismo è la universalità. Fino a che tutti non sono internazionalisti, l’internazionalismo non può apparire che una pusillanimità di quelli che non osano fare la guerra; fino a che nel mondo mille sole persone rifiutano di accettare la fra-