— 130 — L’essere in relazione con una banca slava, per un uomo d’affari triestino, vuol dire stare sull’ultimo gradino, non solo della decadenza morale, ma anche della decadenza finanziaria. Appena quando ad uno gli affari vanno tanto male, che nessuna delle banche quotate sulla piazza può dargli più danaro, allora egli va alla banca slava. È l’ultima risorsa, tutti lo sanno, e non tutti riescono a vincere la tentazione di giocar così l’ultima carta prima di dichiarare fallimento. E la banca slava concede quasi sempre i prestiti che le si domandano. Finanziariamente fa affari spesso rovinosi ; nazionalmente guadagna sempre. Se il debitore ha dei beni immobili, lo rovina per impadronirsene e contribuire alla formazione del possesso fondiario slavo; se è un commerciante o un industriale, quando lo ha ridotto alle strette, gli impone dei controllori, poi un direttore, poi degli impiegati slavi. Infine la ditta italiana si trasforma in una ditta slava, che cerca quindi di attrarre nella rete della slavizzazione tutti quelli coi quali si trova in rapporti di affari. Per esempio la Jadranska Banka si è impadronita della fabbrica di birra di Senosec-chia, una delle più importanti della regione. E dalla fabbrica continua l’opera slavizzatrice. La società per azioni slava, che ne è oggi la padrona, col favore del Governo, fa continua-mente incetta di licenze industriali per l’aper- — 131 — tura di osterie; licenze che essa affida a osti slavi, i quali vendono la sua birra e allargano la sua propaganda nazionale. Una attiva propaganda nazionale esercitano pure i piccoli consorzi e le piccole cooperative di produzione e di consumo slave sparse in tutta la regione. A Trieste, di fronte a 55 cooperative italiane stanno 47 slovene; nel Goriziano, di fronte a 93 italiane ci sono 135 slovene; nell’ Istria, a 103 italiane si contrappongono 56 cooperative slovene e 90 croate. 5°) La propaganda nazionale del clero. Non hanno bisogno di fare delle associazioni per organizzarla. Il vescovo di Veglia è croato; il vescovo di Trieste è sloveno ; dei 290 sacerdoti della diocesi di Trieste, 190 sono slavi. Da quando la lotta nazionale è cominciata, i vescovi di Trieste sono stati sempre antitaliani, e sempre la curia vescovile è stata la centrale donde s’è diramata la propaganda della italo-fobia religiosa. Per il prete slavo l’italiano è un essere maledetto da Dio, perchè combatte gli slavi e perchè i suoi fratelli tengono prigioniero il Papa a Roma. La lotta nazionale si accende di un motivo religioso e diventa la guerra santa contro i nemici della fede, i seguaci di quell’anticristo che è il Re d'Italia. Molte volte, nell’animo dei contadini slavi, l’odio religioso contro di noi ha preceduto quello nazionale, non sorto ancora per la completa in-