— 134 — sidenti) i nostri elettori sono oggi una minoranza, che in futuro potrà diventare abbastanza facilmente maggioranza. Per esempio, nel primo collegio del Territorio, nelle elezioni amministrative del 1913, gli italiani restarono in minoranza per soli 40 voti, malgrado che avesse votato il 93 °/0 degli elettori. Sembrerebbe che gli slavi dovessero per questo concentrare tutti gli sforzi e tutti gli elettori in queste loro basi di operazione minacciate gravemente da noi. Essi invece continuano a sguarnirle, ammassando vertiginosamente i loro partigiani nei collegi di città. E dal loro punto di vista non hanno torto : il valore morale e politico di una parziale vittoria a Trieste compenserebbe ad usura una disfatta anche completa nei distretti rurali. La grande preda, non sono i sassi del Carso, ma i palazzi e i milioni di Trieste. Riassumendo, la azione slava a Trieste ha quattro obbiettivi: 1) Sottrarre gli slavi alla assimilazione italiana. A questo tendono l’opera del clero, le scuole, i vari istituti di coltura, le società di festeggiamenti, con le quali tengono legate a sè specialmente le domestiche, gli operai e i soldati qui di guarnigione. 2) Formare una borghesia slava con l’ammassamento artificiale di professionisti e di burocratici slavi, e costituire un capitalismo slavo mediante l’opera molteplice delle banche e delle cooperative. — 135 — 3) Aumentare il numero degli slavi con l’immigrazione sistematica di operai della Car-niola, per mezzo del crumiraggio. 4) Conquistare con le lotte elettorali il potere amministrativo e la rappresentanza politica. La conquista di Trieste per gli sloveni non è un fine a se stessa; non è una selvaggia invasione senza uno scopo e senza una grande visione politica. Gli sloveni abitano un territorio povero, senza industrie, isolato. Vogliono la città ricca, la grande città industriale marittima e commerciale; sanno che, se un giorno l’avranno tutta per loro, saranno, per quanto pochi, uno dei popoli più importanti dell’Austria, mentre oggi non sono nulla. Gli sloveni non hanno un programma iperbolico: si accontentano di avere uno staterello jugo-slavo indipendente, entro i confini della Monarchia austriaca. Ma lo vogliono con tutte le loro forze, perchè esso sarebbe l’unica cosa che potrebbe liberarli dalla condizione di popolo di iloti, nella quale oggi si trovano. L’italianità di Trieste è uno dei pochi baluardi che sbarrino l’unica via verso l’avvenire. E inutile lagnarsi e protestare perchè essi gli dànno l’assalto : quello che bisogna è difendersi accanitamente e, dove si può, passare al contro-attacco.