— 158 - quantunque sia di origine indigena, il capitale tedesco yi è interessato e rappresentato nella direzione. Queste banche assorbono quasi tutta la clientela salda e seria della città. Non fanno affatto politica antitaliana, ma non possono nemmeno fare una politica italiana. Banche prettamente italiane sono : la Banca di Credito Popolare (capitale 1 milione, giro d’affari 2 milioni); Unione Cooperativa (capitale 753.000 corone, depositi a risparmio 1 milione e mezzo); Consorzio Industriale di Mutui e Prestiti (capitale 320.000 corone, riserva 121.000, depositi 4.200.000); Banco Operaio (capitale 243.000, riserve 240.000, depositi 1.400.000). Tutte queste piccole banche lavorano col piccolo commercio e la piccola industria; li aiutano e cercano di nutrirli ed incoraggiarli. Ma è assai poco; una vera miseria in confronto dei mezzi dei quali dispongono le banche slave. La cosa più grave è che le piccole banche italiane non hanno, come le piccole banche slave, dei grandi e potenti istituti dietro alle loro spalle. Sono abbandonate a se stesse; se incorrono in difficoltà, nessuno le salva. Perciò alla modestia dei mezzi si aggiunge una doverosa prudenza, mentre si sa che l’azione economica nazionale deve essere materiata di audacia, di prodigalità e di resistenza. La mancanza di grandi banche a Trieste deriva dal fatto, che quasi tutto il capitale cittadino è assorbito dal commercio e dagli istituti di assicurazione, che — 159 - sono forse i più potenti d’Italia, e che del resto anche in linea nazionale compiono un’ utile funzione. Chi potrebbe fornire capitali e banche a Trieste sarebbe il Regno, e sarebbero per i capitalisti regnicoli ottimi affari, specialmente in questo momento, nel quale in tutta l’Austria il danaro è poco e carissimo. In questi ultimi tempi di crisi, l’industria edilizia ha preso capitali a prestito perfino con l’interesse usurario del 18%. Anche passato questo periodo, veramente ottimo per le banche —• periodo che del resto accenna a volersi prolungare — la banca italiana che sorgesse a Trieste si troverebbe in una situazione ben più brillante di quella nella quale si trovano le banche slave. La banca italiana non avrebbe bisogno di accalappiare affaristi rovinati come fanno le slave; potrebbe invece farsi una magnifica clientela di negozianti e industriali italiani, oggi costretti a servirsi di banche straniere. La sua azione politica potrebbe limitarsi all’acquisto di qualche immobile in procinto di essere acquistato da slavi, e alla finanzazione di qualche impresa edilizia o affine, nazionalmente utile e economicamente lucrosa. Con tutto ciò finora a Trieste non è venuto neanche un soldo di capitale regnicolo. 6) Della azione scolastica del Comune in difesa dell’ italianità ho già parlato. Si tratta di