— 12 — Sorge uno strano squilibrio di valori. Nella mancanza di pericoli clamorosi e di lotte titaniche, i piccoli pericoli vengono ingranditi da una fantasia paurosa ma necessaria, perchè effettivamente sono molti e il loro numero li fa riuscire tutti insieme un solo grande pericolo. Certe cose, che sembrano frasi rettoriche sono stati d’animo. Una sconfitta elettorale prostra come una disfatta in guerra; una mischia con le guardie o con i nemici, se è piccola per numero di combattenti e per conseguenze, è grande per odio e si ingrandisce nelle anime fino a far palpitare come una battaglia. Per anni ed anni tutta la nostra gioventù passò il suo tempo in conflitti con poliziotti, con slavi, con austriacanti ; quando viene la notizia che a Vienna o a Graz gli studenti italiani sono stati aggrediti, per settimane intere Trieste è in sommossa. Tutti sono convinti che sono piccoli conflitti senza morti e con pochi feriti, ma vi si sente nell’episodio stesso espressa quella lotta e quella volontà di battaglia che nessuno può annuuziare, e, potendolo, nessuno saprebbe esprimere con parole abbastanza infuocate. La lotta per le scuole si fa con lo stesso spirito ; a tutte le anime nobili e ingenue di piccoli borghesi e dei popolani che danno i milioni della nostra difesa scolastica, sembra che oon una scuola si possa salvare la Patria ; che, rifiutando un’ elargizione di poche corone, ci si renda responsabili di un disastro. Per resistere alle insidie e alle blandizie, come sono state spontanee, così sono state anche necessarie, la sovraeccitazione cupa e accesa delle nostre anime, la sopravalutazione di molti valori, la concentrazione di tutte le volontà più ardenti su cose, che altrove sono lasciate alla sbadigliale cura di pochi tecnici specialisti. E così si vince. Si vince appunto perchè la psicologia avversaria è oblio, debolezza, ignoranza, capitolazione delle forze ideali di fronte alla imposizione dello Stato, mentre la nostra è fede battagliera, concentrazione di tutte le virtù su un unico ideale. Essi sono quelli che sono perchè si sono arresi come prigionieri; noi perchè ci siamo ribellati e combattiamo dando l’assalto alle posizioni dei nemici. L’affermazione trionfa sulla passività appunto perchè è affermazione e come tale non può non essere più intelligente, più forte e più libera. Sostenuti dalla concretezza della legge, gli austriacanti sono stati travolti dalla forza dell’ideale; difesi dalle armi dello Stato, hanno tremato di fronte a questa ribellione che ripullulava su tutti i punti e a tutte le ore. Hanno finito con lo scomparire dalla vita civile, rifugiandosi nelle stanze degli uffici governativi e negli stanzoni delle caserme, lasciando libero il campo della lotta a quelli che vi erano entrati con la fronte alta e pronti ad ogni sacrifizio.