— 46 — in Italia la si sognava nel ’48, era più alto e più luminoso dell’eden socialista. La difesa contro il socialismo non si faceva richiamandosi ai legittimi interessi delle classi abbienti, ma ricordando che non si deve dividere un esercito in lotta ; la parola d’ordine era : tutti uniti contro gli stranieri. I socialisti urlavano: abbasso la borghesia. La borghesia rispondeva: viva il proletariato che difende la Patria, abbasso chi lo aizza al tradimento. Poteva negare il socialismo che con la lotta di classe a Trieste si tradiva la Patria? No; dovette negare apertamente e recisamente che la Patria esistesse. Negli altri paesi, l’internazionalismo non era, almeno per molti sociatisti, che un sentimento di collegialità fraterna fra uomini che combattevano le stesse battaglie. Le patrie e le frontiere non venivano negate; soltanto al compagno che da lontano stendeva la mano, si rispondeva stendendo la mano. Ma a Trieste il sentimento dovette tradursi in fatto. Lo straniero invece di stendere la mano, la alzava in atto di minaccia. Il socialista per f. sfuggire alle strette del patriottismo, che gli comandava di gettarglisi contro a fianoo del borghese, gli si gettò in ginocchio davanti dicendogli : abbi pietà di me, il tuo nemico è il borghese italiano che è anche il mio nemico; io ti aiuterò contro di lui. E lo straniero accettò — 47 — l’invito, e aiutato dall’ italiano socialista, assalì il borghese italiano, e, vintolo, piantò sulla sua casa il vessillo del suo nazionalismo trionfante. Quando si rimproverava al socialista il tra dimento egli rispondeva: voi tentate di ingannarmi col fantoccio della vostra Patria; in verità voi fate i vostri affari ed io faccio i miei. La gioventù intellettuale guardò il socialismo internazionale con orrore. Quando non seppe sottrarsi alla suggestione delle nuove idee, che parevano dover rigenerare il mondo, si foggiò un proprio socialismo nazionale e lo contrappose al socialismo internazionale dei socialisti paesani, credendo anche che il socialismo regnicolo fosse italiano come il loro e non antinazionale come quello dei socialisti triestini. Ma invero ai socialisti del Regno come i socialisti di tutto il mondo per essere traditori non man cava allora che l’occasione. Adunque, poiché più che il capitalismo combattevano il patriottismo borghese, i socialisti non ebbero alla loro testa che poche aride figure di borghesi disertori. La loro vita dopo brevi tentativi di affiatamento col pensiero italiano rimase lontana da ogni corrente di vita moderna; il partito non pensò, non teorizzò, non discusse, non si divise. Separata dall’Italia dal confine politico, separata dall’Austria da quella spirituale barriera della nazionalità che l’internazionalismo socia-