— 36 — urne per battere la coalizione slavo-socialista-governativa. Non si dovette trascurare uno, non si dovette offendere nè un uomo, nè un gruppo, nè una classe ; fra quelli che son fuori dei circoli dei nostri nemici noi abbiamo bisogno della completa, assoluta unanimità. * * * Chi sono dunque questi che compongono oggi il partito liberale nazionale di Trieste? Negozianti, professionisti, piccoli borghesi, grossi borghesi, operai. Col suffragio universale, nelle liste elettorali gli operai sono i più numerosi. Ora il problema del partito consiste nell’essere un partito di operai senza cessare per questo di essere un partito di borghesi. Il partito era sorto come democratico contro il conservatorismo feudale del governo di Bach. Il socialismo lo sorprese ad un tratto e lo gettò fra l’incudine della sua propaganda antipatriottica e il martello dell’invasione slava; io accusò di essere il partito dello sfruttamento borghese; conquistò anche le anime di molti buoni patriotti, con la novità delle sue dottrine e con l’aureola di verità e di giustizia della quale erano circondati. Rifarsi una coscienza moderna conservatrice; battere in breccia la menzogna dottrinaria del socialismo; aspettare che il popolo da solo si rivoltasse contro l’immane mistificazione demagogica, non era possibile. Fra molti di quelli, - 37 — che sacrificando le loro idee, erano decisi a restare nel partito per difendere con lui l’italianità del paese, era entrata, almeno come teoria, la nuova fede proletaria. Non accettavano le conseguenze internazionalistiche del socialismo, ma non avrebbero tollerato che il partito prendesse apertamente posizione contro i suoi prin-cipii economici e sociali. B ho già dimostrato con le cifre, che trascurar questi, che non erano pochi, e dichiarare a loro, come agli altri, la guerra in nome della logica e della difesa sociale, avrebbe fatto traboccare in favore dei nostri nemici la bilancia dei voti. Il partito dovette rimanere con la sua timida democrazia invecchiata e impotente di fronte agli scherni del socialismo, coi suoi conservatori, inutili, perchè la necessità imponeva di non urlare al popolo le dure verità della vita sociale. Raccolse in file più serrate che mai quelli che facevano gli scioperi e quelli che organizzavano le serrate ; li mise al contatto tutti i giorni, li fece lavorare insieme, mentre nei cuori ribollivano le ire e covavano i rancori per l’indomani. Una querula piccola borghesia, satura di invidia e di ambizioni rientrate, mormorava contro tutti quelli che a capo del partito facevano qualche cosa di alto; accusava di fellonia quelli che patteggiando riuscivano a salvare le ultime rocche ormai quasi perdute; vedeva dapertutto la paura, la malafede, il tradimento. E i capi