-72- Pare un paradosso e un’esagerazione, tanto più che molti sono gli italiani, che volontariamente frequentano le università straniere. Ma essi lo fanno dopo aver avuto già nel loro paese una coltura, una base di giudizio, una mentalità matura. La coltura straniera per essi completa la coltura nazionale; per gli italiani dell’Austria la esclude e la sopprime. Oltre a ciò, nemmeno con le correnti più vi^e e più feconde dei paesi dove vivono possono venire a contatto. La lotta nazionale, le antipatie vivissime che godono, la loro stessa fierezza di esuli, li allontana dalla società colta civile e intellettuale; ed essi vivono soli fra giovani di venti anni senza nessuno che insegni loro qualche cosa, che dica loro parole nuove. Anche perciò la nostra vita è tanto triste e tanto tarda nei suoi moti. La nostra gioventù non può afferrare, trasformare, lanciare nelle masse le idee nuove che fra la gioventù italiana trionfano. Noi siamo lontani dalla vita italiana ed i suoi palpiti vengono a noi lentamente ed indirettamente perchè manca la vera via : la gioventù studiosa. Perciò vogliamo e da molto tempo l’università italiana a Trieste. L’università, per noi, non dovrebbe essere una fabbrica di laureati, ma il punto dal quale la vita intellettuale italiana dovrebbe irradiarsi per le nostre terre. Non solo vi si dovrebbe insegnare in italiano ; ma insegnare e pensare e sentire e lavorare in modo — 73 — italiano, con mente italiana, seguendo le vie della vita italiana. Ma lo vogliamo invano. Dal 1866, da quando cioè rimasta Padova nel Regno d’Italia i nostri giovani non hanno avuto alcuna università in Austria, in tutti i modi 1’ università italiana a Trieste è stata chiesta al governo austriaco. Perchè si ostina a negarla ? I motivi sono tre. Il governo sa che l’istituzione di un’università a Trieste, ravvivando la nostra coltura, aumenterebbe la nostra forza di resistenza contro le invasioni straniere. E volendo la nostra distruzione, non il nostro progresso, si guarda bene di darci uno dei mezzi che possono promuoverlo. In secondo luogo, il governo sa che il giorno in cui desse la università agli italiani, tosto la domanderebbero i ruteni e gli sloveni e ne vorrebbero una seconda gli czechi. Tutto questo gli cagionerebbe gravi imbarazzi e colpirebbe mortalmente la egemonia politica e intellettuale della razza tedesca in Austria. In fine il governo teme che una università italiana a Trieste possa diventare un vivo centro di agitazioni irredentistiche. Malgrado la sua volontà, apparsa sempre limpida e decisa, di non dare l’università, il governo non ha osato sempre opporsi apertamente ai postulati italiani, ma se l’è cavata con basse astuzie politiche. Quando si vide da parte nostra, che era impossibile ottenere d’un tratto una università a Trieste, si domandò intanto