tellanza dei popoli e assalgono i loro simili, la pace universale, o si nega nella guerra se gli altri si difendono, o si trasforma ignobilmente nella schiavitù se gli altri non si difendono e si lasciano conquistare. Nel primo caso il pacifismo si dimostra inattuabile come una chimera, nel secondo ignobile come una tabe di popoli corrotti. L’internazionalismo, dimentico delle differenze che i caratteri delle razze, la geografia e la storia hanno impresso nei popoli, ha creduto di poter conquistare di colpo l’universalità, poggiandosi simultaneamente sulla moltitudine dei popoli, come una mano si posa su una superficie uguale di marmo e la copre. L’universalità fallì, perchè la maggior parte degli uomini rimase sorda all’appello e non risposero che pochi esaltati di vecchie nazioni impotenti. Allora l’internazionalismo accusò l’ignoranza delle plebi, le distanze, i costumi, le leggi e le frontiere e domandò solo del tempo per poter trionfare di tutto e imporre ai cuori di cento popoli la stessa legge della fratellanza universale. Orbene a Trieste, nella stessa città, sotto le stesse leggi, vivono uomini di due razzo, che, giunti da dieci regioni, non hanno nessuna tradizione particolare. La semplice parola di una idealità può colpirli tutti in poche ore; non hanno fra loro l’avversità naturale della gente che non si conosce, perchè vivono nelle stesse vie e nelle stesse case e lavorano nelle stesse — 55 — officine. Se l’internazionalismo socialista ha affermato che la sua teoria non si è dilatata nel mondo, non perchè non fosse vera, ma perchè tanti ostacoli esterni hanno ritardato il suo fatale andare, la natura gli ha additato gli uomini di due razze e gli ha detto : “ Tu hai questi due sullo stesso lembo di terra, pronti ad udire le tue parole, sgombri di pregiudizi, di tradizioni, intendenti tutti e due la stessa lingua; se tu li convincerai che la tua verità internazionalista è più alta che la verità nazionale che essi portano nel cuore, nessuna barriera impedirà che si gettino l’uno nelle braccia dell’ altro L’internazionalismo cantò con una sua voce più affascinante la affascinante canzone della fraternità umana ; ma, dopo averla ascoltata attentamente, serenamente sullo stesso marciapiede, i due uomini si sono scagliati l’uno contro l’altro con più violenza di prima. La semplice verità nazionale dei loro cuori era stata più forte della pomposa teoria che pretendeva annullare i deserti, le steppe, i mari, le montagne, abolire il passato e fermare nel suo schema l’avvenire come Giosuè aveva fermato il sole. * * * Avviene sempre che l’ideale, che risulta meno alto, anche nella lotta, finisce col marcire nella degenerazione, o coll’ annullarsi addirittura in una negazione ; mentre l’idea più vera, contrap-