— 138 — Secondo altre versioni, monsignor Dobrilla fece rilevare all’imperatore specialmente il fatto, che gli slavi erano sudditi fedeli e devoti sostenitori della dinastia, mentre gli italiani erano tutti ribelli e traditori. Ad ogni modo, è certo che l’imperatore Francesco Giuseppe ha spinto monsignor Dobrilla ad aizzare gli slavi dell’Istria contro gli italiani. Cosa che per la mentalità austriaca è perfettamente naturale. Tutti sanno quanto facilmente vengano sequestrati i giornali italiani, e in qual modo siano perseguitati quelli che osano aprir bocca sul conto di un membro della famiglia imperiale. Ebbene, Videa Italiana, che rivelava due anni fa il fatto, non è stata nemmeno sequestrata, perchè evidentemente i burocratici austriaci pensavano che l’episodio raccontato fosse una cosa del tutto normale. Nemmeno, poi, nessuno si sognò di smentire la notizia, quantunque avesse avuto una certa divulgazione. Dal ’66 in poi il favoreggiamento degli slavi è stato sempre assai vivo, ma fino a pochi anni fa la slavofilia poteva essere solo il corollario della azione antitaliana, non l’elemento centrale. Gli slavi a Trieste erano troppo pochi, per poter tentare con loro la soppressione dell’italianità o la soffocazione dell’irredentismo. Essi erano solo la riserva per le manifestazioni austriacanti in grande stile, e la piccola forza che si covava in silenzio perchè, una volta o l’altra diventata grande, potesse passare in prima linea. 139 — Intanto si tentava di galvanizzare il morente partito austriacante. Gli austriacanti bene o male erano italiani. L’italianità per mezzo degli italiani non si poteva combattere; bisognava contentarsi di voler soffocare l’irredentismo. Quindi una politica tutta poliziesca e tutta negativa. Il Governo non riusciva a crear nulla che tenesse testa sul serio al partito liberale nazionale: il Comune, le associazioni, le corporazioni, le industrie, le professioni, tutto cadeva precipitosamente nelle mani dei ribelli. Nessun movimento di masse o di idee poteva essere contrapposto a loro. Non rimase sulla breccia, tutti i giorni, che la polizia. Quindi proibizioni, repressioni, spionaggio, niente libertà di stampa, niente libertà di riunione, niente libertà di associazione, arresti, processi, condanne, violenze. Dopo quarant’anni di questo regime l’irredentismo era più vivo di prima, mentre il partito austriacante agonizzava. Ma nel novembre del 1904 fu nominato governatore di Trieste il principe Corrado di Hohenlohe. Il primo saluto che ricevette da Trieste fu una sassata nella testa in una dimostrazione per i fatti di Innsbruck. Malgrado il sasso, Sua Serenità comprese benissimo la situazione e si formò un chiaro e completo programma politico. Il partito austriacante si era ridotto a una piccola masnada di teppisti, che invece di difendere l’idea di Stato austriaca, la ■